Alessandra Graziottin
PASSIONI E SOLITUDINI di
Alessandra Graziottin

Un trapianto da sogno: così la culla della vita unisce tre generazioni

Lunedì 22 Agosto 2016
Un utero, normalmente, ospita una generazione, e ne vede due. Che ne ospiti due e ne veda tre, fino a ieri era fantascienza. Questa è la storia avventurosa dell’utero che per primo ha legato tre generazioni. Tutto cominciò trent’anni fa: «Complimenti signora, è una bambina, bellissima e sana». Felice la mamma, alla terza figlia sana e bionda, come tutte le svedesi. Felice la bimba che cresce bene, sveglia, bella e simpatica. Arrivano i 12 anni, arrivano i 13, cresce il seno, la bimba è alta e si allunga, come uno stelo gentile. Diversamente dalle sorelle, però, di mestruazioni neanche l’ombra. Alla prima visita ginecologica, lo shock: la bimba non ha la vagina né l’utero, per una rara malformazione, nota come sindrome di Mayer-Rokitansky-Kuster-Hauser. Ha però le ovaie funzionanti con i loro ormoni. Ecco perché tutti gli altri segni di sviluppo puberale sono presenti. Tragedia in famiglia: per la ragazzina, ma anche per la mamma, che si sente responsabile del disastro. Le conseguenze di quel mancato sviluppo sono pesanti: la ragazzina non può avere rapporti e non può avere figli. Da parte della famiglia, e della mamma soprattutto, comincia la ricerca delle soluzioni. A 16 anni alla ragazzina viene creata una neovagina, che funziona bene. Passano gli anni. La ragazzina s’innamora e si sposa. E i figli? La mamma continua le sue ricerche. La folgorazione: ecco il medico che può realizzare il sogno di sua figlia di diventare mamma nonostante la “sterilità da causa uterina assoluta”. Mats Brännström è un pioniere della chirurgia dei trapianti in ginecologia (Fertility & Sterility, agosto 2016, vol. 106, 2, pag. 261-266). Svedese, lavora a Göteborg. Ha un’équipe fantastica, degna del maestro, per competenza chirurgica e tocco umano. Dal 2002 ha iniziato i primi trapianti di utero con gravidanze a termine negli animali: topini, pecore, maiali, scimmie.
Il trapianto d’utero può essere effettuato da donatrice deceduta (con morte cerebrale ma cuore pulsante) oppure da donatrice vivente. «Magari potessi regalare il mio utero a mia figlia!», pensa la mamma. Viene consultato il dottor Brännström. «Certo, è possibile – dice lui – Anzi, la mamma donatrice è una fortuna perché metà del patrimonio genetico della figlia è uguale alla mamma. Ancor più, se la mamma ha avuto figli suoi con parti vaginali normali». «Tuttavia – prosegue il medico – vi informo che la tecnica è pionieristica. Il prelievo dell’utero richiede un intervento molto lungo: circa dieci ore per togliere l’utero e cinque ore per re-impiantarlo. Bisogna aspettare qualche mese, per vedere se le mestruazioni ritornano e se non compare il rigetto. Per ridurre questo rischio è necessaria una cura “immunosoppressiva” per calmare il sistema immunitario, sia ora, sia durante la gravidanza. Infine, anche i dati sull’impatto sul bambino sono preliminari». La mamma non ha dubbi: «Qualsiasi cosa, purché mia figlia possa realizzare il sogno di un bimbo suo!».
L’intervento di asportazione dell’utero alla mamma dura dieci ore e 17 minuti, il trapianto alla figlia 4 ore e 44 minuti. L’utero protagonista del trapianto è perplesso, ma si comporta bene: la prima mestruazione spontanea, in risposta agli ormoni normalmente prodotti dall’ovaio della ragazza, compare dopo 33 giorni. Piangono insieme mamma e figlia, per la commozione e il sollievo. Un anno dopo, viene effettuato il trapianto di un’unica blastocisti (embrione iniziale): l’utero ha qualche sussulto di rigetto, ma risponde bene ai farmaci immunosoppressori. Soprattutto, all’idea di essere il protagonista di una rivoluzione: ha fatto crescere la bimba che ora lo ospita e ora fa crescere suo figlio. Alla 34a settimana viene fatto il taglio cesareo: nasce un bimbo sano, nella commozione generale. Dopo qualche mese, la giovane donna decide: è felice, ma non se la sente di continuare le cure immunosoppressive per avere un secondo figlio. «Questo è già un miracolo», dice. Un altro intervento e l’utero viene rimosso per sempre.
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