Torna l'abigeato: i tori vanno a ruba
Spariti 200 capi, valore 350mila euro

Sabato 6 Dicembre 2014 di Daniela Boresi
Torna l'abigeato: i tori vanno a ruba Spariti 200 capi, valore 350mila euro
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VENEZIA - L’abigeato ha tutta l’aria del reato antico. Gli animali si sottraevano soprattutto quando rappresentavano il bene primario, averli o no era lo spartiacque tra la fame e lo stare bene. Che nel 2014 torni l’allarme sembra quasi impossibile e a restare stupiti sono gli stessi allevatori che da qualche tempo avevano abbassato la guardia. Sette furti, e notevoli, in una manciata di giorni non sono cosa di poco conto, come spiega Giuliano Marchesini, direttore di Unicarve, gli allevatori del Veneto. «Siamo in pieno allarme - denuncia - Sono spariti nel nulla in pochi giorni oltre 200 tori, un danno che sfiora i 350mila euro circa. Erano almeno 6 anni che non accadeva più nulla, quando venne sgominata la banda veronese che si era resa responsabile di 54 furti, con 42 arresti».



I ladri, con una tecnica che è sempre la stessa, hanno preso di mira allevamenti nel Basso Rodigino, Veronese, Padovano e Vicentino tutti con la stessa caratteristica: le stalle devono avere un accesso facile alle grandi arterie del traffico. «Conoscono bene gli allevamenti, sanno che ci sono i tori - spiega Marchesini - Arrivano con grossi camion adibiti al trasporto dei mobili e li caricano: una trentina di bestie per volta, di più non ci stanno». Sono bestie destinate alla macellazione, il sospetto è che in poco tempo vengano macellati e finiscano in qualche banco vendita.



«Ci stiamo difendendo a suon di sms - aggiunge il direttore di Unicarve - Quando vediamo qualcosa che ci insospettisce lanciamo l’allerta generale. La cosa che si preoccupa maggiormente è che si sta verificando anche un racket dei passaporti dei bovini, che vengono rubati, falsificati e possono accompagnare qualsiasi bestia».



Il momento giusto per rilanciare quella che per Unicarve è una battaglia in piedi da tempo: dopo aver vinto la guerra dell’etichettatura (oggi di una bestia macellata si conosce la storia dalla nascita) oggi puntano sul "dna". «Poche decine di euro e il traffico sarebbe debellato - spiega Marchesini - Esistono marchi auricolari che con il "passaporto" del bovino contengono anche il dna. I dati si falsificano, il dna no. E in un momento in cui siamo invasi da carne proveniente dalla Polonia diventa indispensabile riuscire ad avere la certezza della provenienza del bestiame».



L’allevamento di bovini è sempre stato per il Veneto una notevole fonte di reddito, ma ora la crisi è pesante: con la chiusura delle frontiere russe dalla Polonia arriva carne a prezzi stracciati. «Alla borsa merci di Modena la carne vale 2,5 euro al chilo, contro i 2,7 di costo di produzione - conclude Marchesini - per i circa mille allevamenti del Veneto è crisi nera». Eppure solo fino a qualche anno fa con 450mila capi, la produzione veneta copriva il 40 per cento della carne italiana.
Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 08:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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