Elena Matteotti: «Solo adesso mi sto rendendo conto di chi fosse mio nonno Giacomo»

Venerdì 26 Aprile 2024 di Marco Scarazzatti
Elena Matteotti, a destra, con Giuseppe Marangoni e Donatella Girotto

ROVIGO - Elena Matteotti sulle tracce dell'illustre nonno, Giacomo, è giunta in Polesine, a Rovigo e a Fratta, città che l'ha "adottata" tre anni fa grazie a Donatella Girotto, Giuseppe Marangoni e tutti i componenti del Ctg Rovigoti, che hanno in gestione la locanda ristorante ecomuseo Mulino Al Pizzon. Elena e la sorella Laura sono rimaste le ultime due discendenti dirette della famiglia Matteotti. «Mio padre Matteo (uno dei tre figli avuti da Giacomo con la moglie Velia Titta, ndr) non ci aveva mai detto di vedere il paese natale di nostro nonno. Ho finalmente voluto vedere Fratta, che da tre anni a questa parte è diventata la mia seconda casa. Ho voluto colmare quello che non sapevo su mio nonno. E potevo farlo solamente visitando il luogo dove sono nati e cresciuti dapprima mio nonno e poi mio padre. Ho potuto così scoprire tante cose che dai libri non avevo potuto apprendere. È stato leggendo il libro "Lettere a Velia Matteotti" che ho avuto il primo approccio su chi era mio nonno. Di Giacomo Matteotti non mi è mai stato raccontato nulla in famiglia. Non ho mai capito il motivo».
Matteotti era quindi visto come una figura dalla sua famiglia?

«Sì, era come se si volesse nascondere chi era stato.

Non se parlava mai, se non ero io a chiedere qualcosa».


Com'è stato recarsi in visita alla casa museo intitolata a suo nonno?

«Non l'ho vissuta molto bene la prima volta che sono entrata lì. Avvertivo un senso di oppressione. Ho sentito tutto il peso di quanto accaduto alla mia famiglia. Ero un po’ frastornata. Tutto il dolore provato da mio padre e dal resto della famiglia Matteotti, si è manifestato a me».

Su Fratta qual è il suo pensiero?

«È una cittadina che mi piace molto. Mi piace soprattutto l'atmosfera che si respira in questo paese, dove pare quasi di sentire ancora la presenza di mio nonno Giacomo. Non sapevo nulla circa il fatto che la famiglia Matteotti avesse avuto in gestione il bar sotto i portici di piazza Martiri. Neanche di questo mi era stato detto nulla».


Sapeva che Villamarzana è stato il primo e unico Comune che vide Matteotti sindaco?

«Questo l'ho saputo leggendo un libro, ma anche in questo caso devo ammettere che non mi era mai stato detto che il nonno era stato eletto sindaco. E neanche che fosse stato eletto consigliere provinciale. Fino a tre anni fa mi mancavano dei pezzi fondamentali sulla storia di mio nonno».


Elena Matteotti, 67 anni, è docente di italiano agli stranieri. Ha deciso di essere a in Polesine sia perché ieri era la Festa della Liberazione, sia perché domani mattina, proprio al Mulino Pizzon, verrà inaugurata una mostra speciale su Giacomo Matteotti. Sarà nuovamente a Fratta lunedì 10 giugno, in occasione dei 100 anni dall'uccisione per mano fascista del nonno Giacomo.
«Mio nonno abitava in via Pisanelli. Pur avendo un padre deputato, non era mai stata a palazzo Montecitorio. Non mi ha mai voluto portare con lui. Sono però riuscita a visitare il Parlamento, con un'altra persona, ma diversi anni dopo la scomparsa di mio padre (il 13 giugno 2000, ndr). Non ci crede nessuno che a me e a mia sorella siano stati omessi tutti i racconti legati alla figura di nostro nonno».


Come mai ha lasciato passare tutti questi anni prima di iniziare a informarsi sulla storia di Giacomo Matteotti?

«Perché all'inizio non mi sembrava così importante, anzi era una cosa da lasciare nascosta il più possibile. Era però un qualcosa di latente, che stava quasi chiuso in un cassetto. Non avevo speranza di capirla e cercarla. Mi sentivo sola in tutto questo. Mi ero ripromessa che un giorno avrei comunque trovato il coraggio per iniziare a fare delle ricerche su mio nonno».


Che effetto fa essere la nipote di un uomo, ancora oggi, così importante a livello internazionale?

«È' molto ingombrante. Non è facile essere la nipote di Matteotti, perché la gente si aspetta sempre di trovarsi davanti a qualcuno di particolare. Invece mi ritengo una persona molto semplice. Mio nonno per me è troppo grande a livello di personalità. È per me quasi irraggiungibile. Tutta la sua storia non è stata da me vissuta bene».

Ultimo aggiornamento: 07:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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