Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Cannes 77, giorno 5. Ma che musical, maestro
Audiard fa centro, ma anche Jia Zang-ke e Carax

Domenica 19 Maggio 2024

Giornata intensa, non priva di impreviste sorprese positive, tre film che racchiudono la voglia e la forza di fare cinema. Perché si possono presentare film che durano anche 40’ ed entusiasmano, alla faccia delle consuete 2 ore, come minimo.

EMILIA PÉREZ di Jacques Audiard (Concorso) – La sorpresa che non ti aspetti. Si sta dentro il canone del musical totalmente stravolto, irrorato dal narco-thriller, con un boss, sposato e due figli, che ha un solo desiderio nella vita: essere finalmente donna. Insomma: una trama piuttosto esplosiva. Se si aggiunge che per la maggior parte del tempo i personaggi cantano e non parlano, il pericolo di cadere nel tragicamente ridicolo è enorme. Il film può piacere o non piacere, ma su una cosa non si può non essere d’accordo: funziona. Audiard dimostra coraggio ma anche abilità, sa toccare i punti nevralgici con il giusto approccio ed è aiutato dalla sensibilità degli attori e dalla qualità dei pezzi musicali. E trova anche un finale, dove un po’ tutti perdono, ma che lascia un abbraccio e una speranza per il futuro. Non è detto, ma ci potrebbe anche scappare la Palma. Voto: 7,5.

CAUGHT BY THE TIDES di Jia Zhang-ke (Concorso) – Uno dei migliori registi cinesi in circolazione, un regista che ci racconta da sempre la trasformazione incontrollata della Cina, da arcaico paese rurale a nazione moderna dominata dal profitto e dall’edilizia selvaggia, che sacrifica territorio, natura e villaggi. Una trama stringata, ma una libertà di sguardo, una capacità di fondare l’immagine a seconda di canoni diversi a cavallo dei decenni, una volontà sperimentale di lasciare andare il film dentro lo scorrere del tempo (qui siamo tra il 2000 e oggi), tra musiche e canti, per arrivare al cuore delle rivelazioni e delle rivoluzioni urbanistiche e sociali. Qiao e Bin s’innamorano da giovani, ma Bin un giorno se ne va e Qiao, col tempo, decide di cercarlo. Ma come nel recente “Past lives” gli amori interrotti faticano poi a riprendere la corsa. Jia Zhang-ke attinge a tutto il suo cinema, in qualche modo lo riassume, lo rielabora, lo stempera: si trovano echi continui, soprattutto da “Still life” a “Al di là delle montagne”, mostrandosi ancora capace di distillare memoria, rimpianto e anche rabbia. Certo è un regista che ci racconta da sempre un po’ sempre la stessa storia, ma lo fa benissimo. E gli siamo grati. Voto: 7.

C’EST PAS MOI di Leo Carax (Cannes Prèmiere) – Quaranta minuti di immagini, con la voce fuori campo. Quaranta minuti di ricordi. Una vita, il cinema. Scorrono fotogrammi uno dietro l’altro, in un sapiente, generoso carosello godardiano, sovrapponendo celebri sequenze di film, personali e di altri registi, spezzoni della propria vita, anche tragici. Ne esce un miracolo introspettivo tra la felicità e la malinconia, tra il sogno e la realtà, senza pausa, senza didascaliche congiunzioni, senza il timore di mettersi a nudo. Una marea di suoni e immagini, che accomunano Hilter, David Bowie, Polanski e molti altri, fino alla chiusura finale (non uscire durante i titoli di coda) che è la fiammata entusiasmante di un piccolo film che ci ricorda il nostro amore per il cinema. Voto: 9.

 

Ultimo aggiornamento: 20-05-2024 18:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA