(LaPresse) Dagli scavi di Pompei è emerso un panificio-prigione, dove persone ridotte in schiavitù e asini erano rinchiusi e sfruttati per macinare il grano. Un ambiente angusto e senza affaccio esterno che presentava piccole finestre con grate di ferro per far passare la luce e degli intagli nel pavimento, utili per coordinare il movimento degli animali, costretti a girare per ore con occhi bendati. L’impianto è stato scoperto nella Regio IX, insula 10, dove sono in corso gli scavi di un più ampio progetto di messa in sicurezza e manutenzione dei fronti che perimetrano l’area ancora non indagata della città antica. "Era un luogo di lavoro ma anche una specie di prigione. Ci sono tante macine in un'area molto ristretta. Una fabbrica del pane di 2mila anni fa", ha detto il direttore degli scavi archeologici di Pompei Gabriel Zuchtriegel. "Parla delle condizioni di vita precarie, di persone schiavizzate e di animali sfruttati per questo lavoro massacrante", ha aggiunto.
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