«Sì. Ho aperto il ristorante quando le misure non lo consentivano. Chiedo scusa. Ma solo ai miei colleghi che come me sono piegati dalla pandemia e dalla crisi». È un fiume in piena Stefano Chinappi. Il titolare dell'elegante ristorante di via Augusto Valenziani, nel cuore della Capitale a una manciata di metri da via Veneto. Il 28 gennaio, con i bar e ristoranti aperti solo per l'asporto, Chinappi ha aperto e apparecchiato per il giudice Nunzio Sarpietro, la figlia e il futuro genero.
Signor Chinappi, quando l'hanno chiamata per la prenotazione?
«Quella stessa mattina. È stato Il fidanzato della figlia del giudice.
Un pranzo comunque...
«Sì, l'accordo era quello. Hanno ordinato un antipasto e la spigola. Poi però sono stati notati e il pranzo è finito prima del previsto. Non sapevo che proprio quella mattina, il giudice era stato a palazzo Chigi. Non volevo sollevare nessun polverone. Comunque poi hanno pagato il conto, 200 euro, e sono andati via. L'unico vero rammarico è aver mancato di rispetto ai miei colleghi»
In che senso?
«Ristoranti e bar erano tutti chiusi per le disposizioni sanitarie e invece, quel giorno a pranzo, ho aperto. Sono pronto comunque ad assumermi le mie responsabilità. Ho fatto una piccola eccezione, non voglio sminuire quanto è successo e neanche cercare alibi. Però siamo davvero in difficoltà. Dopo le chiusure di Natale e Capodanno, è arrivata un'altra mazzata».
Le hanno già notificato la multa?
«Non ancora. Ma so di aver sbagliato».