RIETI - Rinviata a giudizio dal Gup del tribunale di Rieti la 43enne Braulina Cozzula, accusata di omicidio volontario premeditato e pluriaggravato per avere ucciso – secondo la ricostruzione della Procura – il proprio compagno dopo averlo cosparso di benzina e poi dato alle fiamme tra le mura domestiche, causando anche l’incendio della sala da pranzo in una palazzina di via Dionigi nel quartiere di Campomoro.
La perizia. Parallelamente alla celebrazione dell’udienza preliminare nei giorni scorsi si è anche svolto - in sede di incidente probatorio - il controesame del Ctu della Procura, lo psichiatra Gabriele Mandarelli, tenuto dal difensore dell’imputata (avvocato di fiducia Tiziano Principi) e da quello di parte civile, il legale Stefano Marrocco per la madre della vittima. Sostanzialmente il professor Mandarelli dell’Università “Aldo Moro” di Bari (Dipartimento di criminologia e psichiatria forense) ha ribadito quanto esposto precedentemente in sede di esame e cioè che la Cozzula avrebbe agito in uno stato di parziale incapacità mentale. Azioni e condotte poste in essere in uno stato di scemata capacità cognitiva ma non tale da escluderne totalmente la capacità di intendere e volere. In altre parole un gesto che sarebbe stato compiuto in uno status di alterazione e minorata capacità mentale secondo un grado però non totalizzante e comunque non tale da estrometterne l’imputabilità, condizione necessaria per essere chiamata a rispondere penalmente del fatto commesso.
Una futura fase dibattimentale che molto potrebbe spaziare sull’eventuale “preordinazione” del gesto o sull’eventuale “premeditazione” anche in considerazione del riscontrato dato etilometrico (0,88) registrato su Braulina Cozzula dopo la tragedia e che può fisiologicamente indurre disturbi disforici nel soggetto in stato di alterazione. Lo psichiatra inoltre – escludendo la contestata aggravante della premeditazione del gesto - aveva parlato di una «condotta impulsiva e non preordinata, un’azione esecutiva d’impeto priva dell’elemento cronologico, ideologico e di macchinazione».
I fatti. Era il 25 novembre del 2019 quando la donna – al termine dell’ennesimo diverbio con il marito – lo avrebbe cosparso di benzina per poi dargli fuoco, rimanendo poi lei stessa vittima delle fiamme, ustionata in varie parti del corpo, finendo poi piantonata presso l’ospedale Sant’Eugenio di Roma. Una vicenda che lasciò sconcerto e incredulità nel quartiere consumata - per una tragica ironia della sorte - nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Le indagini nell’immediatezza dei fatti vennero espletate dalla Mobile di Rieti.