Il duello M5S-FI blocca le Camere

Venerdì 23 Marzo 2018 di Emilio Pucci
Il duello M5S-FI blocca le Camere

Oggi prende il via la XVIII legislatura con l'elezione dei presidenti delle due Camere. Ma la prova del fuoco ci sarà domani. Oggi al Senato nelle prime due votazioni FI, Pd e probabilmente anche gli altri partiti voteranno scheda bianca per l'elezione del presidente del Senato. Dalla terza si comincerà a fare sul serio.

VIGILIA
Alla vigilia le posizioni appaiono essenzialmente tattiche con il risultato di aver bloccato le trattative. «I nomi usciranno solo se ci sarà un incontro tra i leader altrimenti il centrodestra andrà con Romani al Senato e Giorgetti alla Camera», dettano a sera da FI, assicurando di parlare anche a nome della Lega. Matteo Salvini però frena: «una presidenza va a M5S. E dopo il nulla di fatto al vertice dei capigruppo aggiunge: «Invitiamo tutti i gruppi presenti in Parlamento a essere responsabili e a scegliere nel nome della più ampia partecipazione». Luigi Di Maio non intende sedere allo stesso tavolo con Silvio Berlusconi. E rilancia: «Il leader del centrodestra è Salvini, siamo disposti a parlare con lui». Una mossa per stanare il leader leghista o un assist? «Gli elettori hanno legittimato Di Maio e non Berlusconi, non siamo disposti noi a legittimarlo», tagliano corto i vertici del Movimento escludendo un Nazareno bis.

FI, al termine di una giornata interminabile di vertici a palazzo Grazioli, per ora tiene il punto su Romani, dunque, con il timore però che già questo pomeriggio sia Salvini che Meloni possano chiedere a Silvio Berlusconi di cambiare cavallo. «Nel segreto dell'urna la Lega non terrà su Romani», spiegano i senatori del partito di via Bellerio. La preoccupazione degli azzurri è che i franchi tiratori del Carroccio possano affossare l'ex capogruppo. Anche perché l'accordo tra Lega e Movimento 5 stelle è ancora saldo. La Lega potrebbe votare il candidato pentastellato alla Camera e ufficializzare il doppio forno, ovvero sostenendo perlomeno pubblicamente la scelta di Berlusconi a palazzo Madama.

Il nuovo stop si è registrato dopo il vertice ad ora di pranzo del centrodestra con Berlusconi. «Il nostro candidato resta Romani», ha comunicato Berlusconi agli alleati che hanno preso tempo, pur ribadendo la necessità che M5s abbandoni le barricate. «Romani è invotabile», la secca risposta di Di Maio che peroò, certificando «la difficoltà del percorso», ha annunciato l'intenzione di riunire i capigruppo di tutti i rappresentanti presenti alle trattative.
Così in serata si sono seduti intorno a un tavolo Toninelli e Giulia Grillo per M5s, Martina e Guerini per il Pd, Fedriga e Centinaio per la Lega, Rampelli, Crosetto e La Russa per Fdi, Grasso per Leu (anche l'ex presidente del Senato ha messo l'alt a candidati condannati o indagati). E Brunetta e Romani, che però hanno voluto discutere solo di vicepresidenze. «Non possiamo permettere ad un ragazzo di 30 anni di metterci dei veti», la posizione azzurra. Ribadita anche nelle due assemblee di gruppo durante le quali, tra gli applausi, Brunetta e Romani hanno accolto i nuovi parlamentari. «Di Maio deve incontrarmi, altrimenti non c'è dialogo. Il metodo è la sostanza, niente veti», il refrain di Berlusconi. Salvini si è detto d'accordo sulla forma. Incontrando i deputati della Lega che hanno eletto Giancarlo Giorgetti capogruppo, il leader leghista ha spiegato di essere disponibile a «tavoli e tavolini» pur di sbloccare la situazione, sottolineando di fatto l'impasse: «Ripartiamo da zero».

LA RIUNIONE
Il Pd ha detto sì ad un incontro. «Ma questa la condizione non ci siano soluzioni precostituite». «Se hanno già deciso che una presidenza va al centrodestra e una al M5s non possono ha sostenuto Rosato - chiedere al Pd di fare da arbitro». «Serve un confronto trasparente, c'è chi gioca più parti», ha detto il reggente Martina, spingendo per rinviare la discussione dei capigruppo Pd proprio per evitare divisioni. Dunque i dem non voteranno Romani, ma potrebbero dal ballottaggio sostenerlo nel segreto dell'urna o continuare con scheda bianca per agevolarne l'elezione.

Oggi è prevista una prima votazione in entrambi i rami del Parlamento, poi ci sarà una sospensione per permettere ai capigruppo di riunirsi e affinare la strategia. Il braccio di ferro su Romani rischia di compromettere l'unità del centrodestra. Anche se tutti gli attori in campo hanno sottolineato la necessità di slegare le due partite, ovvero quella delle presidenze delle Camere con quella del governo, la consapevolezza è che la votazione di oggi e domani sarà decisiva per l'eventuale proseguo della legislatura. Salvini ai suoi non ha nascosto l'irritazione per lo stallo: «Berlusconi ha confidato ai fedelissimi pensa ancora alle trattative alla vecchia maniera, come se ci fosse ancora Verdini a condurre le danze. Non è che si può andare avanti con uno o due voti in più». Meloni prova a fare da collante tra gli altri due leader del centrodestra. «La verità ha spiegato ai suoi è che Berlusconi guarda al Pd e Salvini ai Cinque stelle. Di questo passo non se ne esce». «Se Fi abbandonasse Romani (in pole la Casellati) la partita si potrebbe sbloccare», dicono chiaro e tondo da Fdi e Lega.

 

Ultimo aggiornamento: 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA