Quasi duecentomila voti abruzzesi in meno rispetto alle politiche: è questo il dato che terremota il M5s e mette in discussione la tenuta stessa del governo. Matteo Salvini, che veleggia verso le europee con il vento in poppa, prova a tranquillizzare l'alleato: «Non cambia niente, nessun rimpasto, il lavoro continua». Il premier Giuseppe Conte si fa garante di altri «quattro anni» al timone del Paese. Ma i vertici M5s, a partire da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, si chiudono in un mutismo interrotto solo dagli inviti di deputati e militanti a fare una «riflessione».
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E tra le fila leghiste c'è chi definisce l'esecutivo ormai «a scadenza». In Abruzzo il candidato di centrodestra Marco Marsilio vince con il 48%, trainato da una Lega al 27,5%, con FI al 9% e Fdi al 6,5%. E la candidata M5s Sara Marcozzi viene scavalcata anche dal centrosinistra di Giovanni Legnini (con il 31,3%, di cui solo l'11,1% al Pd). «Non è la sconfitta del M5s ma della democrazia», azzarda Marcozzi, che prende il 20,2% dei voti, con il 19,7% alla lista M5s. Ma si perdono 27mila voti rispetto alle ultime regionali ed è impietoso il confronto con le politiche: il M5s si dimezza, dal 41% a un 20% scarso, la Lega balza dal 12% al 27,5%. Via Bellerio - raccontano - si aspettava di fare un pò peggio e il Movimento di fare meglio. Non è andata così. E ora tra i leghisti trapela il timore che lo stesso Di Maio non riesca a reggere l'urto e metterne al riparo il governo.
«Sono elezioni regionali: il dato mi sembra chiaro ma questo non cambia nulla per il governo», dice da Campobasso il premier Conte, sempre più stretto tra il sostegno al M5s e lo strapotere salviniano. «Abbiamo quattro anni davanti», ribadisce in serata. Ma Di Maio tace: un vertice a tre nella notte a Palazzo Chigi, dovrebbe provare a chiudere su diversi dossier. Il leader M5s starebbe chiedendo all'alleato subito un'uscita pubblica su Tav. Ma secondo la Lega non può più esigere il No: il ministro dell'Interno in tv ribadisce la linea del sì ma l'ipotesi è rinviare la decisione. Salvini, che per tutto il giorno scambia sms con Di Maio, dichiara: «Sono felice di questo piccolo grande miracolo ma è un voto abruzzese, non credo che gli amici dei 5S debbano temere nulla». Il ministro dell'Interno attacca il Pd e invita gli alleati di governo a «non fare un dramma». Ma nel M5s il 'non temerè suona come lo 'stai serenò renziano. E già si è aperto il processo interno, si invoca una «riflessione» e un «cambio di rotta». Nessun parlamentare mette per ora in discussione apertamente il ruolo di Di Maio, ma a lui sono rivolte le critiche di chi ritiene si sia ceduto troppo. Salvini assicura che non chiede rimpasti, non vuole «imporre» nulla all'alleato e «per ora» non intende cambiare il contratto di governo. Aggiunge, a rassicurare i pentastellati, che l'alleanza di centrodestra è solo locale (e questo fa fibrillare FI).
Fino alle europee, afferma un esponente leghista di primo piano, alla Lega non conviene aprire nessuna crisi e incassare misure di bandiera come la legittima difesa (il via libera è previsto a marzo), lo stop al rito abbreviato per i reati più gravi e soprattutto l'autonomia regionale (un braccio di ferro con il M5s è in corso su temi come scuola e sanità: l'intesa era prevista nel Cdm di venerdì 15 ma potrebbe slittare).