Sorpresa dalla notizia mentre si trova in Val di Non, in Trentino, pochi giorni prima di partire per lavoro con la troupe per i ghiacciai svizzeri («Sperando di trovarli ancora, visti i tempi»), la divulgatrice veneta Licia Colò, 60 anni, si unisce al cordoglio della comunità televisiva e scientifica per la scomparsa di Piero Angela.
Conduttrice di Eden - Un pianeta da salvare su La7, e volto storico di programmi Rai di natura e viaggi tra gli anni Novanta e la prima decade dei 2000 (Alle falde del Kilimangiaro, Geo & Geo), Colò ha sempre guardato ad Angela come un modello, per talento e longevità professionale.
Come vive la scomparsa di Angela?
«Come tutti, con grande dolore.
Vi siete mai incrociati?
«Tante volte, soprattutto ai tempi di Geo & Geo, quando lavoravo per Rai3. E poi ci incontravamo spesso agli eventi. Da un po’ di tempo, naturalmente, lui si faceva vedere di meno in giro. Del resto Angela non aveva certo bisogno di farsi vedere: per tutti era un grande, un mito, una personalità della migliore televisione italiana».
Quali sono state le sue più grandi qualità?
«Aveva un grandissimo talento nella divulgazione scientifica e culturale, ma dirlo suona scontato. Lo sappiamo tutti. Per quanto mi riguarda, l’ho sempre visto anche come un maestro di eleganza e di stile. Un conduttore, un giornalista, uno scienziato che non si è mai trasformato nel tempo».
Che intende dire?
«Intendo che in tanti, in televisione, hanno cercato di inseguire le mode, i cambiamenti, di trasformarsi in un modo o nell’altro per conquistare il pubblico delle nuove generazioni».
E lui, invece?
«Angela non ne ha mai avuto bisogno, perché è sempre rimasto fedele a se stesso, al suo stile, al suo modo di intendere la comunicazione. E io credo che dovremmo tutti prendere spunto ed esempio dal suo atteggiamento. Non averlo più con noi è davvero una grande perdita».
Avrebbe dovuto fermarsi prima?
«Purtroppo, quando si supera una certa età, non è facile continuare. Ma lui ha lavorato fino all’ultimo momento: fino a due giorni fa era in studio, a fare il suo lavoro, la professione che amava. Fermarsi prima? No, anzi. Credo che sia stato molto fortunato a poter continuare come voleva, facendo ciò che sapeva fare meglio di tutti, sino alla fine».