Eminem ha deciso di uccidere Slim Shady. Il rapper di Detroit, oggi 51enne, ha annunciato che il suo dodicesimo album in studio uscirà questa estate e si chiamerà «The Death of Slim Shady (Coup de Grace)» (ovvero "La morte di Slim Shady (Colpo di grazia)").
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Il personaggio di Slim è stato spesso quello a cui Eminem ha affidato i suoi testi più aggressivi e violenti, che lo hanno marchiato come un rapper controverso fin dall'inizio della sua carriera. Ha assunto l'identità dell'alter ego in canzoni come «Guilty Conscience», «'97 Bonnie and Clyde» e, ironia della sorte, anche in un brano che si chiamava «Kill You». In Italia Slim Shady fece tremare anche Sanremo per le rime violente e sessiste. Era il 2001, a condurre il festival c'era Raffaella Carrà e l'annuncio dell'arrivo di Eminem come superospite fece scandalo tanto che per la prima volta nella storia di Sanremo una canzone finì in procura. Dopo un esposto del Centro studi teologici di Milano, la procura di Sanremo pretese dalla Rai di visionare il testo della canzone prevista in scaletta. La Rai inviò la traduzione del brano «The real Slim Shady». Ma la procura concluse che nulla poteva giustificare il blocco dell'esibizione. In realtà Eminem sul palco propose «Ìm back» ma soprattutto l'ancora sconosciuta «Purple hills», dove cantava: «Non me ne frega un c.. se questa tizia è mia madre, me la scop... lo stesso senza preservativo». Contro quell'esibizione tuonarono quasi tutti: dall'allora ministro delle Comunicazioni, Salvatore Cardinale, al presidente della commissione di Vigilanza Mario Landolfi e anche l'Arcigay. Tranne la Carrà, il presidente della Rai dell'epoca, Roberto Zaccaria («Sì alle critiche, no alle censure preventive», disse) e don Pasquale Traetta, assistente spirituale del festival («anche Eminem è un figlio di Dio», sentenziò).