Una moneta per essere informati: bastava una Gazzetta

Domenica 21 Gennaio 2018
LA STORIA
Spesso è accaduto che la Serenissima sia stata matrice di innovazione e di primati. Non solo nell'arte o nelle tecnologie nacquero qui i primi brevetti, gli specchi su vetro, per esempio ma anche nelle parole; che vanno oltre al ciao pronunciano in quasi tutto il mondo.
Il nome della cosa stavolta è gazzetta che - dal 1570 circa, con tutte le sue varianti in quasi tutte le lingue europee - servì ad identificare uno strumento di informazione. Vale a dire un foglio seriale, periodico e tendenzialmente pubblico, benché non ancora a stampa, il cui uso da Venezia (e dall'Italia) si diffuse rapidamente in tutta Europa e che, come ben sappiamo avrebbe avuto larga e duratura fortuna in tutto il pianeta.
La storia di questo termine, simbolo di innovazione-rivoluzione culturale prima e sociale - politica dopo, viene raccontata da Mario Infelise in Gazzetta (99 pagine, Marsilio, 12 euro)
Come in una specie di thriller intellettuale Infelise dipana i complicati percorsi della parola gazzetta collegata ai fogli di notizie, strumenti di altro valore), raccontandone la storia paese per paese ma soprattutto cerca di spiegare quello che per uno studioso della lingua è l'elemento fondamentale. Perché il nome di una moneta gazzetta, moneta di scarso valore battuta dalla repubblica veneziana e usata a lungo, come testimoniano i documenti, proprio per acquistare i fogli di notizie - diventa il termine che indica di volta in volta un foglio steso a mano, poi a stampa e il cui significato invade tutte le società europee?
Per capire il collegamento si deve andare agli spettacoli di piazza dei saltimbanchi riferendosi alla inverosimile e sterminata opera di Tommaso Garzoni La piazza universale di tutte le professioni del mondo' (1585) una sorta di repertorio dei mestieri del tempo. Nelle descrizioni di Garzoni spiega Infelise ritorna più volte la parola gazzetta nel senso di moneta ma in espressioni come: il pubblico popolare doveva pagare alcune gazzette per assistere agli spettacoli; una commedia da poco era definita da due gazzette; al termine di ogni rappresentazione vi era chi si incaricava di recuperare le gazzette. Vi è anche un riferimento alle botteghe dei barbieri che ciarlano come le gaze, come luogo di diffusione di notizie prive di fondamento.
A quello degli artisti di strada che vendevano anche fogli scritti a mano che avevano relazione col loro spettacolo soprattutto nelle città di Venezia, Firenze e Roma- bisogna aggiungere l'altro prodotto: i fogli che circolavano assieme agli avvisi, generati da scrittori di professione.
Sono passati quasi 500 anni da quando a Venezia - in Calle San Moisè, vicino a San Marco chiamata al tempo salizada degli scrittori - la gazzetta si fece strada. Fino ad arrivare alla consacrazione con l'articolo Gazette scritto nel 1757 da Voltaire per l'Encyclopedie di Diderot e D'Alembert, che legava l'invenzione del fogli pubblico alla storia dell'Italia e di Venezia, al tempo in cui la penisola era scrive Voltaire il centro delle negoziazioni d'Europa e Venezia il sicuro asilo della libertà.
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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