Suicida in Canal Grande Archiviata l'inchiesta sul motoscafista

Martedì 23 Gennaio 2018
Suicida in Canal Grande Archiviata l'inchiesta sul motoscafista
L'ARCHIVIAZIONE
VENEZIA Finisce in archivio l'inchiesta sulla morte di Pateh Sabally, il 22enne del Gambia che, giusto un anno fa, si lasciò annegare nelle acque gelide del Canal Grande davanti agli occhi di decine di persone. Una tragedia che fece discutere, proprio per quella morte avvenuta di fronte a una piccola folla, tra cui non ci fu nessuno che intervenne per fermare il giovane, ma ci fu chi si prese la briga di filmare la scena o di lasciarsi andare a commenti d'ogni genere. Sulla vicenda la Procura aveva subito aperto un fascicolo e indagato, per omissione di soccorso, un motoscafista che per primo era transitato, senza fermarsi, a fianco del giovane che si era calato in acqua dagli scalini del piazzale delle Stazione ferroviaria. Poco dopo, in realtà, era sopraggiunto un vaporetto dell'Actv che aveva lanciato vari salvagenti, che Pateh però sembrava non aver voluto afferrare. Questioni di minuti, poi il giovane si era inabissato.
Ebbene, in questi mesi le indagini hanno chiarito meglio la posizione del motoscafista, un 35enne veneziano, alla guida del motoscafo-navetta che fa la spola per trasportare i giocatori che vanno al Casinò, escludendo una sua responsabilità nell'accaduto. Lo stesso pubblico ministero Massimo Michelozzi ha chiesto l'archiviazione del fascicolo, poi disposta dal giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza. In particolare le indagini hanno ricostruito tempi e modalità del passaggio del motoscafista che, proveniente dal Casinò, era diretto a Piazzale Roma. L'uomo era solo alla guida di un'imbarcazione piuttosto alta, quindi non idonea a un soccorso di quel tipo. Nel giro di un minuto e pochi secondi - sempre stando ai calcoli della Procura - il motoscafista aveva comunque fermato un'altra barca, più bassa, con quattro persone a bordo, inviandola dall'uomo in acqua, dove nel frattempo si era però già fermato il vaporetto. A smontare l'ipotesi di omissione di soccorso, anche il fatto che la situazione non fosse facilmente interpretabile: in quel momento il giovane era in acqua, ma si teneva a galla, le sue intenzioni non erano chiare. L'autopsia ha anche stabilito che la morte avvenne per annegamento, non per ipotermia. Un altro elemento che ha spinto per l'archiviazione.
R. Br.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci