Sepulveda: «Nella mia favola la balena bianca si racconta»

Giovedì 22 Novembre 2018
LO SCRITTORE
Perché? Perché Moby Dick si era comportata così. E perché Melville l'aveva lasciata sullo sfondo del suo romanzo, incentrando tutto sulla figura del capitano Achab. «Da giovane c'era un romanzo che mi aveva colpito, era Moby Dick di Herman Melville. Ma mi restava una cosa da capire, e cioè perché in Moby Dick Melville abbia lasciato sullo sfondo il capodoglio bianco, animale immenso che non attacca mai l'uomo. E allora volevo capire perché quell'animale si fosse comportato così. Non solo, volevo capire ancora di più della cultura di una parte del mio sangue, il popolo cileno dei Mapuche, una cultura legata in maniera indissolubile alla natura: fra i Mapuche quando il capo famiglia prendeva il pane, era una gratitudine verso persone e natura».
Così, tra due domande e il tentativo di capire qualcosa in più, è nata Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, la quinta favola di Luis Sepulveda, scrittore, giornalista, sceneggiatore, regista e attivista cileno. Che è voluto partire da un classico per raccontare ancora una volta l'animo dell'uomo. Facendolo come meglio sa fare lui, e cioè ripescando nel mondo animale, lo stesso che con le sue parole aveva rapito il cuore del pubblico con Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico, Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza e Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà. Animali che spiegano l'uomo.
«Raccontare favole, umanizzare gli animali ha detto ieri Sepulveda davanti a più di trecento persone che hanno riempito il Salone del Palazzo della Ragione di Padova per l'ultimo appuntamento dell'edizione della Fiera delle Parole - è più comodo perché ti permette di capire meglio il comportamento umano». Una storia, quella raccontata da Sepulveda attraverso le parole stesse della balena, che mischia nostalgia ad azione.
LA STORIA
Tutto nasce da una conchiglia che un bambino raccoglie su una spiaggia cilena, a sud, molto a sud del mondo, e da cui una voce si leva, carica di memorie e di saggezza. È la voce della balena bianca, l'animale mitico che per decenni ha presidiato le acque che separano la costa da un'isola sacra per la gente nativa di quel luogo, la Gente del Mare. Il capodoglio color della luna, la creatura più grande di tutto l'oceano, ha conosciuto l'immensa solitudine e l'immensa profondità degli abissi, e ha dedicato la sua vita a svolgere con fedeltà il compito che gli è stato affidato da un capodoglio più anziano. Per onorarlo, la grande balena bianca ha dovuto proteggere quel tratto di mare da altri uomini che con le loro navi hanno portato via ogni cosa anche senza averne bisogno. Una storia che tocca anche la violenza.
«Il comportamento finale del capodoglio bianco è stato violento. Io non sono un difensore della violenza in sé stessa, che però è sempre l'ultima possibilità di cambiare qualcosa quando ha una motivazione profonda ha continuato Ho sempre pensato che almeno una volta, senza la propria volontà, ogni popolo ha avuto bisogno di arrivare alla violenza per conquistare i diritti, per avere una vita degna e migliore. Ma non è la strada migliore. Noi in Cile abbiamo deciso di cambiare le nostre regole del gioco in maniera pacifica e democratica, come con le elezioni che hanno portato al governo Salvador Allende. Con questo movimento il Cile ha detto che era possibile cambiare in maniera democratica, che era perfino più pericoloso che farlo con la violenza: era contagiosa la maniera pacifica».
Un romanzo che però vuol dire anche qualcosa, riferendosi al mondo di adesso. «La balena è un animale che quando giunge morto sulle spiagge, tutto il mondo sente una tristezza enorme, questo enorme animale morto si trasforma nella metafora della morte della vita, della morte del mare e nessuno vuole la morte del mare, che è parte di noi, della natura. Quasi tutto il mondo sa che il mondo è in pericolo e la balena è un essere che fa sognare e non che fa paura», ha spiegato Sepulveda. Che poi ha analizzato anche la situazione politica del Sud America. «Chi smette di investire in scuola, come successo in Brasile, apre la strada a governi come quelli di Bolsonaro ha aggiunto che si sostituisce all'istruzione ed è anti-tutto quello che è una società normale e sana».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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