Scene da un matricidio, Elettra arriva all'Olimpico

Venerdì 19 Ottobre 2018
TEATRO
Il testo classico di Euripide interseca la contemporaneità, dalla cronaca all'Elettra della Yourcenar, al sdisOrè di Giovanni Testori, la cui lingua espressionista erompe a tratti, palesando la malattia dell'anima di Elettra. Perché segno di questa scrittura scenica è un lavoro accurato sulla parola, per tradurla in corpo scenico, materia scarna, priva di orpelli, realista, rimarca Daniela Nicosia che firma la regia della produzione Tib Teatro che debutta in prima assoluta all'Olimpico nel 71. Ciclo di Classici. Il perno di Elettra è l'episodio dell'uccisione di Clitemnestra e dell'amante Egisto per mano dei figli Oreste ed Elettra per vendicare l'assassinio del padre Agamennone. La tragedia in Euripide si allontana dall'afflato religioso di Eschilo e dall'approccio eroico di Sofocle, per cui l'azione assume i colori di una mattanza cieca mossa da pulsioni assolute, generata da sentimenti ambivalenti e oscuri in un contesto scarno e molto contemporaneo. L'acme tragico si chiude infatti con le parole di Elettra: madre odiata e amata, che rimandano ad un universo freudiano ante-litteram.
SCENE DA UN MATRICIDIO
In Euripide il matricidio in comporta uno sgretolamento interiore dei fratelli che corrisponde ad un disfacimento esteriore: bagnati del sangue materno i loro tratti appaiono alterati, così come i loro pensieri. Le certezze che avevano mosso le pulsioni omicide vacillano. Il testo originario di Euripide si arricchisce di suggestioni letterarie del 900 - dice Nicosia - Il mito nella contemporaneità è luogo di inquietudini, difficoltà, sradicamento. Elettra è ammalata non tanto per il rapporto con il padre, ma per la relazione insoluta con la madre. La centralità del rapporto con la madre è evidente in Euripide, che crea un climax ascendente in un quadro fosco percorso da sentimenti meschini, spregevoli, in cui nulla rimane dell'antica sacralità. A muovere Elettra non sono ragioni etiche o religiose, ma la volontà di vendetta, la gelosia (anche sessuale) verso la madre e il possesso dei beni. E un Oreste fragile, incerto, si interroga sul rapporto con Dio, i cui comandi sono messi in dubbio come il concetto di giustizia. E Clitemnestra è, in questo lavoro, una donna segnata dal disamore, per la quale il Coro finisce per provare pietà.
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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