Pession e Guanciale, Trieste in tv con La Porta rossa

Sabato 20 Ottobre 2018
Pession e Guanciale, Trieste in tv con La Porta rossa
LA SERIE TV
Sarà una Trieste dai toni più noir quella che andrà in onda il prossimo febbraio su Rai Due, paesaggio ideale della seconda stagione della serie La porta rossa, una coproduzione di Rai Fiction con Velafilm. E proprio ieri nel capoluogo giuliano si sono chiuse le riprese: «Dopo 121 giorni di girato», ha aggiunto Federico Poilucci della Film Commission. Insieme a lui tutti i principali attori con il regista Carmine Elia e il produttore Maurizio Tini. Un successo già conclamato. D'altra parte La porta rossa ha aggiunto un tocco di internazionalità alla fiction italiana: «La prima serie ha detto Maurizio Tini è già stata richiesta e distribuita in buona parte dell'America latina, in Africa, in Asia e ci sarà inoltre un remake russo». L'idea di Carlo Lucarelli e Gianpiero Rugosi è piuttosto originale. Perché non siamo di fronte al solito commissario e alla sua squadra. Questa volta il poliziotto Cagliostro, interpretato da Lino Guanciale, non appartiene più al mondo dei vivi, ma grazie a un mentore riesce a rimanerci, un commissario fantasma insomma che tuttavia non difetta di vita, anzi.
LA SECONDA SERIE
Se nella prima serie il protagonista è riuscito a individuare l'identità del suo assassino, nella seconda stagione si porrà ulteriori domande e riuscirà a compiere le sue ricerche grazie a Vanessa (Valentina Romani), la sola insieme a sua madre che riesce a vederlo. «Ciò che mi interessava in questi nuovi episodi ha detto il regista Elia è stato soprattutto scavare la psicologia dei personaggi, renderli più rotondi, più maturi». Per questo la nuova fiction sarà più introspettiva, Cagliostro indagherà le origini della sua famiglia, si porrà domande che durante la sua vita ha sempre evitato: Chi sono i suoi genitori? Perché lo hanno abbandonato? Accanto a Lino Guanciale anche la bellissima Gabriella Pession, che nella fiction interpreta il ruolo di Anna Mayer, moglie del commissario: «In questa nuova trama Anna assume dei connotati psicologici più verticali ha detto profondità dovuta anche alla nascita della figlia. Ecco quindi una donna che affronta l'esistenza con coraggio, da sola, immersa in tutte le difficoltà del quotidiano». Motivo per cui La porta rossa assume connotati sociali più energici: «In fondo ha osservato il regista volevo che i personaggi fossero molto riconoscibili. Sono tutti dei perdenti, delle persone che tentano di raccontare gli ostacoli che impone la più basica quotidianità. Volevo La porta rossa fosse anche una sorta di specchio della società». Va da sé che la storia non perde i suoi ritmi gialli, benché ci sia un aspetto più introspettivo, a tratti spirituale: «Per noi ha aggiunto il produttore era anche importante porre l'accento sull'aspetto dell'aldilà. Esiste qualcosa oltre la vita? E soprattutto: c'è modo di riparare agli errori commessi in questa esistenza?». Ma le tinte rimangono quelle del giallo. E Trieste, a detta di tutto lo staff cinematografico, è la sede ideale: «Una città sospesa ha osservato il regista una città di confine, predisposta a una malinconia noir».
Mary Barbara Tolusso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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