NaziEuropa parole e immagini dal Vecchio continente

Venerdì 18 Gennaio 2019
TEATRO
Che differenza c'è tra la Germania nazista e l'Europa dei nostri giorni? Parte da questo interrogativo la ricerca di Beppe Casales che ha portato a Nazieuropa, uno spettacolo che viaggia su due binari: la parola e le immagini. Nazieuropa è insieme una lettera a una figlia non ancora nata e un viaggio che parte dalla Germania degli anni 30 e arriva fino all'Europa dei confini, del nuovo nazionalismo. È un lavoro che incarna «il desiderio di sottrarsi all'indifferenza, di guardare con gli occhi ben aperti e di chiamare le cose con il loro nome».
Viene da chiedersi se sia una provocazione o se davvero l'autore-attore padovano legga una sovrapposizione tra quel passato e il presente. «Vedo però delle somiglianze soprattutto nei comportamenti delle persone: il nazismo a suo tempo ha sdoganato la rabbia e l'insoddisfazione personale, dirigendole verso un nemico facile, e io credo che oggi stia succedendo esattamente questo. Quello che spero non accada (anzi son quasi certo) è l'epilogo. Non son più quei tempi».
UN ITINERARIO CONVULSO
Lo spettacolo in realtà non si concentra sull'epilogo, su dittatura, leggi razziali e guerra, ma piuttosto sul percorso sottotraccia che ha portato a quel punto. «È stato un processo relativamente lento spiega Casales I tedeschi che prima vivevano con il vicino ebreo si sono trovati in pochi anni a tollerare un accanimento sempre maggiore nei confronti dello stesso vicino. A me sembra che ci sia una tendenza simile». Per raccontare uno stato d'animo che l'autore legge come europeo raggiungono la scena contributi video e interviste a persone normali. Non c'è un bersaglio politico in questo spettacolo, ma la comparazione tra l'avvento del nazismo e la crisi dell'Europa parla poco di governi e molto dei comportamenti delle persone. «Mi sembra che il problema sia sempre il modo in cui le persone percepiscono la propria felicità conclude Casales Quello che dico è che l'odio nei confronti di chiunque, immigrato o vicino di casa, è molto facile da sollevare e va a braccetto con la paura. Se si torna alle relazioni tra persone, la paura si può vincere». Il riferimento al nazismo viene semplice nella disattenzione di molti rispetto all'aggressività di pochi, una forma di accettazione che fa scivolare verso la complicità. E per evitare questo Casales invita a restituire forza al ruolo del teatro come luogo di dialogo, di relazioni, di confronto.
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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