LA STORIA
Pagine di giornale o di libro con quasi tutte le righe cancellate da

Domenica 19 Novembre 2017
LA STORIA
Pagine di giornale o di libro con quasi tutte le righe cancellate da grossi segni scuri. Un'idea nata nella redazione di Venezia del Gazzettino dove il giornalista-artista Emilio Isgrò, vedendo le cancellature del direttore su un testo mandato in tipografia a Ca' Faccanon, trasforma quei lavori in opere d'arte. Vero? Solo in parte. Non è vero scrive in Autocurriculum, (224 pagg. 14 , Sellerio) - che l'idea mi fosse venuta osservando un articolo di Palazzeschi zeppo di correzioni e cancellature. L'ho fatto credere io stesso per offrire un facile motivo di colore ai giornalisti che dovevano scriverne. E nemmeno è vero che in una notte insonne del 1962 a Venezia vidi la Cancellatura stagliarsi sulle pareti come la Madonna nel cielo di Fatima. Però le prime cancellature artistiche le ho fatte sul mio tavolo al Gazzettino, mentre disegnavo la terza pagina.
Aveva 23 anni allora, chiamato dalla Sicilia dal direttore di allora Giuseppe Longo, a dirigere la terza pagina del quotidiano più importante delle Venezie. Per quel ragazzo curiosissimo, caustico e attento gli anni dal 1960 al 1967 ricorda furono i più fervidi e creativi della mia vita.
LA CONFESSIONE DI POUND
Poiché l'università di Padova concedeva una laurea al poeta Erza Pound il giornale chiede ad Isgrò di trasportarlo con la sua auto per strappargli qualche dichiarazione durante il tragitto. Come al solito scrive il vecchio Ezra rispondeva con i suoi proverbiali silenzi che tanto allarmeranno Pasolini, non si sa se dettati da pudore o da altro. Finchè, esasperato dalla mia petulanza pronunziò una battura liberatoria: Io ho sbagliato tutto.
Con quella buia metafisica ammissione di colpa appariva finalmente a fuoco la figura di un artista che aveva tormentato a lungo il mondo antifascista.
PALAZZESCHI E COMISSO
Aldo Palazzeschi aveva smesso di interessarsi di Futurismo, non ne voleva nemmeno parlare, e a Rialto preferiva, borsa della spesa sotto il braccio, dare alla moglie di Isgrò, la ricetta del brodetto di pesce che gli aveva passato Marino Marini. Giovanni Comisso invece scrive Isgrò era meno angelico e lieve, anzi sardonico e duro nonostante il suo languore veneto. E soprattutto vendicativo. Lo scrittore trevigiano non aveva gradito un editing troppo pesante del giornalista su un articolo per il Gazzettino così, ad una presentazione che Isgrò doveva fare a Pordenone di un suo libro lo guarderà «come fossi trasparente alzando gli occhi al cielo come se quelle domande gliele facesse l'Altissimo».
KENNEDY
Quando il giornale lo manda alla Casa Bianca con altri inviati a seguire John Fitzgerald Kennedy nel suo ultimo viaggio all'interno del paese pochi mesi prima di essere assassinato al ricevimento finale l'inviato veneziano si sorprende perché JFK capì dalla mia cravatta acquistata in via Montenapoleone a Milano che ero italiano e me lo disse con gioia, complimentandosi per uno stile che ancora non era stilismo. Così quando Kennedy viene assassinato il Gazzettino chiede un articolo ad Isgrò che cita anche il consenso verso l'amministrazione raccolto durante quel viaggio da un tassista negro (allora questa parola non era considerata offensiva). Solo che non aveva fatto i conti con un redattore, Zanin, il quale, per far sentire la sua mano di editor, cucinò l'articolo alla sua maniera facendo parlare il mio tassista come la domestica Mami di Via col Vento. Bresidente Ghennedy essere amico di noi boveri negri, Signora Jacqueline essere buona con noi tapini. Avrei voluto sprofondare negli abissi di Torcello.
CINEMA AL LIDO
Fa irritare Gina Lollobrigida chiedendole se fosse lei a cucirsi i vestiti addosso e se la notte quando il suo bambino si svegliava fosse lei a cambiargli il pannolino. Lollo non capisce il tono scherzoso e diventa una jena. Sordi invece scherza sulla sua presunta avarizia mentre il maestro Giancarlo Menotti si sente frustrato per la modesta attenzione che gli reputa l'Italia. Anna Magnani, seduta al tavolo con Isgrò ghiaccia tutti quando una amica romana le si getta al collo Anna, m'hai fatta piagne. E lei, protagonista di Mamma Roma di Pasolini, appena proiettato E a me che me ne frega. Magnani inviperita pretese dal giornale una smentita. Scrissi è Isgrò a ricordare - che la vera frase pronunciata era e a me che me ne cale.
I COLLEGHI AL GAZZETTINO
Il collaboratore col quale mi intendevo di più al Gazzettino era il critico musicale Mario Messinis, sostenitore di tutte le avanguardie possibili e immaginabili. Giuseppe Longo direttore fantastico, ma di gusti retrò in fatto d'arte era un po' frastornato, anche se mi voleva un gran bene e mai mi avrebbe torto un capello per far piacere coloro che mal tolleravo la presenza di un pericoloso cancellatore nel glorioso giornale fondato da Gian Pietro Talamini. L'unico dei miei colleghi che non si scandalizzasse era Ivo Prandin, autore in proprio di perfetti elzeviri e racconti, e nondimeno così generoso da riconoscere nelle mie pagine attraversate da libidinose righe nere la stessa dignità di scrittura delle Memorie di Casanova.
ARTISTI E LETTERATI VENEZIANI
Una sera al Florian (musica compresa) Vedova accusava Pizzinato di essere stalinista. Pizzinato dava a Vedova del fascista. Inimitabile lo stile di Giuseppe Santomaso, un tipo distaccato: A Palazzo Grassi si azzardò a infilare per gioco una moneta da 100 lire nello squarcio di una Natura di Lucio Fontana come fosse la bocca di un salvadanaio. Lucio che l'aveva seguito con la coda dell'occhio, lo sollevò di peso scaricandolo a terra come un sacco di patate. Memorabile anche la scena dell'incontro tra Luigi Nono e il poeta dissidente Eugenij Evtushenko. Il compositore regala al russo una sua pagina autografa dell'opera Intolleranza. Pagina che viene dimenticata dal poeta che però chiede all'ospite una bottiglia di whisky che poco dopo sarebbe andato a scolarsi in piazza San Marco con due americanine che se lo portavano a spasso reggendolo in piedi una per lato.
Artista, giornalista, scrittore, drammaturgo, attore, sceneggiatore Emilio Isgrò nel suo Autocurriculum confessa che quelle cancellature nate al Gazzettino non significavano distruggere la parola, ma salvaguardarla per tempi migliori: per quando la necessità di riflettere si sarebbe finalmente saldata alla necessità di creare.
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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