LA NOMINA
In tempi di sovranismo politico e dove trionfano le contraddizioni

Martedì 17 Luglio 2018
LA NOMINA
In tempi di sovranismo politico e dove trionfano le contraddizioni e finanche le informazioni strumentali che si trasformano in fake news, la Biennale di Venezia butta il sasso nello stagno. E lo fa con coraggio invitando a risintonizzarsi, a comprendere i punti di vista degli altri; a non chiudersi ad ascoltare e non solo a condividere le notizie che ci piacciono o ci fanno più comodo su questa o quella chat o sui social media. La Fondazione veneziana, anche secondo tradizione, vuole e promuove il confronto e l'incontro. E per questo, in previsione di Biennale Arte 2019, ha scelto Ralph Rugoff, americano, inglese d'adozione, direttore della prestigiosa Hayward Gallery di Londra, come curatore della 58. edizione della Esposizione internazionale d'Arte per il 2019 che si intitolerà May You Live in Interesting Times (dall'11 maggio al 24 novembre 2019) prendendo spunto da una citazione fatta dal parlamentare inglese, sir Austen Chamberlain che negli anni Trenta del Novecento invocò un antico anatema cinese che diceva Che tu possa vivere in tempi interessanti facendo presente come allora (ma è una formula valida anche oggi ndr) si passi da una crisi all'altra in un susseguirsi di traumi e disordini.
IL PROGETTO
Introdotto dal presidente della Biennale, Paolo Baratta, Rugoff ieri nella sede veneziana di Ca' Giustinian, ha raccontato le linee del suo lavoro. «L'arte - ha esordito - ci dona gli strumenti per sperimentare e percepire la complessità. È impossibile il dialogo tra estremi opposti. Internet ha agevolato questo scenario, oggi posso scegliere di avere sullo smartphone solo le notizie che mi piacciono. L'arte invece abbraccia la contraddizione, ha un ruolo di enorme importanza, quello di aiutarci a risintonizzare il nostro pensiero, sviluppando la comprensione di prospettive diverse. L'arte ci dona gli strumenti per sperimentare e percepire la complessità». Insomma, obiettivo di Rugoff è sostanzialmente di ricalibrare il rapporto con l'arte. «Forse in modo indiretto - ha aggiunto - l'arte può offrire una guida che ci aiuti a vivere e pensare in questi tempi interessanti. La mia Biennale non avrà un tema di per sè, ma metterà in evidenza un approccio generale al fare arte e una visione della funzione sociale che includa piacere e pensiero critico. Dobbiamo aprirci a nuove letture dei fermenti intellettuali, ma soprattutto destreggiarsi tra i vari modi di interpretare il mondo».
LE FORMULE
Una linea importante che sottolinea la visione planetaria della Biennale d'arte. Alla prossima Biennale d'arte, quindi, si cercherà di mettere in discussione categorie e canoni, abbracciando punti di vista multipli. «Sono convinto che l'arte sia conversazione, un'esperienza.- ha aggiunto il curatore - In una mostra l'importante non è l'oggetto esposto, ma è come uscendo si vede il mondo in maniera diversa. L'arte ci dona gli strumenti per sperimentare e percepire la complessità. La nostra esposizione sarà fondata sulla convinzione che la felicità umana derivi da conversazioni reali perchè in quanto animali sociali siamo spinti a creare, trovare significati e metterci in relazione l'uno con l'altro. Ciò che più conta in una mostra non è quello che viene esposto ma come il pubblico possa servirsi dell'esperienza della mostra per guardare la realtà quotidiana con nuovi punti di vista e nuove energie. Cercheremo di offrire una ricerca e una proposta a tutto tondo, coinvolgendo le persone anche con incontri essenzialmente ludici perchè è quando giochiamo che siamo compiutamente umani».
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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