La Fenice celebra il Re Pastore e l'amore diventa un virtuosismo

Domenica 17 Febbraio 2019
La Fenice celebra il Re Pastore e l'amore diventa un virtuosismo
MUSICA
E' andato in scena con successo al Teatro La Fenice Il re pastore di Mozart, lavoro celebrativo che il grande compositore scrisse nel 1775 in occasione della visita a Salisburgo di Massimiliano, ultimogenito dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria. Si tratta di un'opera giovanile, gradevole ed equilibrata, che ha trovato nel regista Alessio Pizzech e nel direttore d'orchestra Federico Maria Sardelli due pregevoli interpreti a conferma dello straordinaria capacità di dialogo. La partitura del Re pastore prevede solo voci acute, soprani e tenori: la scrittura è rococò, con tinte chiare e tenui. Consapevole di ciò, Sardelli ricerca dall'orchestra contrasti dinamici e una vivacità ritmica che dà continuità al racconto.
NOTEVOLE ESPERIENZA
Tutte le arie dei cinque protagonisti hanno un notevole virtuosismo che contribuisce a rendere emblematica la vicenda che esalta la magnanimità di Alessandro Magno e la sua scelta illuminata di affidare il regno di Sidone al re pastore Aminta. Mozart attinge ai canoni della tradizione vocale, ma non rinuncia alle forme della musica strumentale, con precisi riferimenti ai concerti solistici scritti in quegli stessi anni. Sardelli sottolinea questi aspetti e arricchisce le arie con cadenze stilisticamente pertinenti.
L'AUTOBUS DI AMINTA
Il regista Pizzech muove i cantanti con assoluto controllo dello spazio teatrale. Le scene sono di Davide Amadei: nel primo atto abbiamo un deserto con un autobus che è diventato la casa del pastore Aminta; nel secondo, abbiamo un giardino nel quale ritroviamo l'albero che era cresciuto all'interno della casa del re pastore. Il protagonista, che non vuol rinunciare alla sua felicità primordiale per diventare re, si arrampica sull'albero. Sembra quasi Cosimo, l'eroe di Calvino nel Barone rampante, ma Aminta alla fine scende dalla pianta, trova un'armonizzazione tra potere e dimensione interiore. E l'albero fiorisce.
FINALE LIETO
Il lieto fine è dunque immancabile: trionfo delle due coppie di innamorati e di Alessandro che preannuncia il regno felice del nuovo re. La compagnia di canto offre un contributo nell'insieme equilibrato, da Juan Francisco Gatell (Alessandro, re di Macedonia) a Francisco Fernandez-Rueda (Agenore, nobile di Sidone), da Elisabeth Breuer (Elisa, nobile ninfa di Fenicia) a Silvia Frigato (Tamiri, principessa fuggitiva). Nel ruolo di Aminta (nella prima di Salisburgo del 1775 era il castrato Tommaso Consoli), il soprano Roberta Mameli, pur con qualche fissità sonora, offre il meglio di sé nell'aria con violino obbligato L'amerò, sarò costante. L'opera di Mozart sarà in scena alla Fenice fino al 27 febbraio.
Mario Merigo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci