L'INIZIATIVA
A Venezia, constatando che non habemus campus nec vineas, ymo opportet

Lunedì 19 Novembre 2018
L'INIZIATIVA
A Venezia, constatando che non habemus campus nec vineas, ymo opportet quod recuperemus de estraneis et remotis partibus (non disponiamo né di campi né di vigne, onde ci è necessario recuperare ciò che serve da luoghi estranei e remoti), da sempre si è sviluppata una grande attenzione ai vini, supportata dal tradizionale atteggiamento di apertura cosmopolita che storicamente ha connotato ogni settore della cultura e della civiltà veneziana, al punto che Carlo Goldoni Chi la fa l'aspetti, 1766 - affermava, con riferimento agli alimenti, no che nasse gnente e ghe zè de tutto e in t'un batter d'ocio se trova tutto quel che se vol.
E, fra i tanti vini, ecco la Malvasia, denominazione unificante di una sterminata famiglia di cloni e biotipi, parola che deriva da un'isola roccaforte situata nel Peloponneso, Monembasia o Monemvasia o Monovaxia, ovvero una sola porta, perché unico era l'accesso che ammetteva alla rocca, dove Venezia approdò nel 1247 ottenendo l'esclusiva per vendere con il nome di Monemvasia, i vini che vi si producevano. Parte da qui il viaggio di un vino navigato che percorre il Mediterraneo e il cui nome sarebbe poi degenerato in Malfasia, italianizzato in Malvasia, passato allo spagnolo Malvagia, al portoghese Malvasia, al francese Malvoisie, all'inglese Malvesie e Malmsey, al croato Malvasije, allo sloveno Malvelzevec. Insomma, già quella del nome appare una storia misteriosa e affascinante, come affascinante si preannuncia Il viaggio delle Malvasie, terza edizione - da un'idea scaturita da una ricerca svolta dalla dottoressa Michela Dal Borgo nell'Archivio di Stato -, in programma lunedì 26 novembre a Venezia.
LE SFUMATURE
Malvasie giustamente al plurale, essendo così numerosi e variegati i vitigni e le provenienze, le differenze varietali e morfologiche della pianta, colore, sapore e composizione biochimica del frutto, precocità di maturazione, produttività ed attitudine che risulterebbe riduttivo parlare di una sola Malvasia: «Il decifrarne le identità o le differenze porterebbe ad esami e discussioni che non potrebbero aver luogo in questo elenco, e d'altronde nello stato attuale delle mie cognizioni ed esperienze io temerei di non riuscirvi», scrisse il Conte Giuseppe Di Rosavenda nel Saggio sull'ampelografia universale del 1877.
UOMINI E VIGNE
Rassegna tra enogastronomia e cultura, quella veneziana, nuovo approfondimento su un vitigno straordinario e versatile e sulla sua storia, con 30 produttori che nelle sale del Palazzo di Malta a Castello, a cura della Associazione Ristoranti della Buona Accoglienza e con la collaborazione di Slow Food (con banchetti di selezionati produttori alimentari locali) - presenteranno oltre 100 vini che evocano luoghi, culture, pratiche agricole e rotte marittime, la Malvasia di Candia e quella istriana, del Lazio e di Bosa, di Cagliari e delle Lipari, di Brindisi, di Casorzo d'Asti, del Chianti e della Basilicata fino alla rarissima Malvasia di Dubrovnik, un mondo di vignaioli, uomini e donne, capaci di preservare storie, vigne e territori, mantenendo con passione e fatica la storia secolare del vitigno e un affascinante patrimonio.
Claudio De Min
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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