IL RITRATTO
Misterioso, regolato e poco mondano, eppure leggendaria icona pop.

Mercoledì 20 Febbraio 2019
IL RITRATTO
Misterioso, regolato e poco mondano, eppure leggendaria icona pop. Tanto da diventare lui stesso un logo su magliette e borse, oltre che soggetto in forma di peluche per una decorazione da borsa (il Karlito) diventato subito un mai più senza tra le modaiole più convinte. Karl Lagerfeld, stilista, fotografo, artista, comunicatore a tutto tondo, si è spento ieri all'ospedale americano di Neuilly-sur-Seine, alle porte di Parigi, dove era ricoverato dal giorno precedente. Sui social sfilano immagini dei grandi della moda con lui. Le top, come Naomi Campbell, Claudia Schiffer o la più recente Vittoria Ceretti, lo ringraziano per averle inventate. Così come quello che era soprannominato il Kaiser aveva ideato le sfilate spettacolo, realtà parallele che celebravano i tailleur e i matellassé di Chanel in riva al mare, in un bosco secolare, nell'iperspazio o in fila alle casse di un supermercato, oltre che sotto una copia perfetta della tour Eiffel e al gate aeroportuale.
LA DIVISA
Del resto, per lui la moda era «l'ultimo palcoscenico privo di cattivo gusto». Si era cucito addosso, nel 2000, una divisa/armatura a base di giacche e jeans aderenti, camicie inamidate dai colli altissimi, guanti senza dita e occhiali da sole scuri per indossare la quale aveva perso 43 chili in 13 mesi, testimoniando la messa al bando del cibo spazzatura in un libro condito di autoironia. Ma aveva disegnato anche per se stesso il ruolo di direttore creativo a tutto tondo e amava definirsi «un freelance, una parola che è l'unione di free, ovvero libero, e lance, che ricorda la parola francese lancé, cortigiana. Io mi sento libero e mercenario». Non a caso, Diego Della Valle lo definisce «un raffinato attore della sua vita» e Giorgio Armani: «Ha fuso lavoro e vita nel modo di essere Lagerfeld», così da essere un perpetuo insegnante per Donatella Versace, Giambattista Valli e Alber Elbaz, che su Instagram ha pubblicato un ultimo abbraccio virtuale. Valentino Garavani ricorda: «Parte della mia giovinezza se n'è andata con lui, che mi fece promettere, senza successo, di mai ritirami. A chi potrò raccontare ora i momenti felici e spensierati passati insieme al Fiacre o al Flore?» Lagerfeld aveva, forse, 85 anni, visto che lui stesso aveva creato una cortina di nebbia intorno al suo vero anno di nascita. Un vezzo, una piccola distanza col resto del mondo che lo aveva spinto a inventarsi anche ascendenze nobili, che forse erano state il suo cruccio durante la pur benestante infanzia ad Amburgo. La gatta Choupette, star dei social, i libri e il lavoro erano la sua passione e profeticamente, quasi sguazzando nei ritmi sincopati della moda, affermava «Se smetto morirò e sarà tutto finito».
DETTAGLI
Fino a pochi giorni fa era al lavoro sugli ultimi dettagli della collezione autunno/inverno di Fendi, che sarà presentata domani a Milano. Quello con la griffe era un sodalizio che durava dal 1965. «Ero solo una bambina quando ho visto Karl per la prima volta - ha dichiarato il direttore creativo Silvia Venturini Fendi - È stato il mio mentore e punto di riferimento, la luce guida che ha plasmato il dna della maison». L'amore per la moda era nato una ventina di anni prima. Nel 1949 la madre lo aveva portato a una sfilata di Dior. Trasferitosi nella capitale francese, sedicenne «nato con la matita in mano in un paesino in cui non succedeva granché», non volle più andar via. Lì vinse, nel 1954, pari merito con l'amico/rivale Yves Saint Laurent, un concorso per giovani stilisti che gli permise di lavorare gomito a gomito con Pierre Balmain. Poi ci furono Jean Patou, Chloé, Krizia, Charles Jourdan e consulti frequenti con l'indovina madame Zereakina, che gli predisse, potere della veggenza, successo nella moda e nei profumi. Nel 1983 aveva preso la guida di Chanel e preoccupazioni sulla sua salute erano sorte quando, all'ultima haute couture, non era uscito per i saluti finali. La casa di moda francese, addolorata, mette l'eredità creativa di Lagerfeld nelle mani di Virginie Viard, direttrice del Chanel Fashion Creation Studio.
Anna Franco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci