IL PERSONAGGIO
L'uomo che sussurrava alle vigne abita a San Polo di Piave. Maurizio

Martedì 11 Dicembre 2018
IL PERSONAGGIO
L'uomo che sussurrava alle vigne abita a San Polo di Piave. Maurizio Donadi, classe 1977, nel 1999 ha creato Casa Belfi, un mondo particolare che sa d'antico, ma più moderno di quello che si pensa. Maurizio appartiene alla schiera degli agricoltori di nuova generazione, quella dei 30-40enni, che riscoprono la terra e che hanno una sensibilità particolare. Ma lui va oltre. Perché nel suo concetto di biodinamica, nel definirsi orgogliosamente contadino e non imprenditore agricolo, c'è un approccio olistico alla vita e alla vite. Al punto non solo di rifiutare trattamenti, scorciatoie, produzioni intensive, ma di applicare il concetto di wellness ai suoi vigneti. Ad esempio con la musicoterapia o con l'alimentazione del terreno con decotti a parte di erbe nutrienti. O con l'utilizzo di anfore in terracotta per far maturare il vino. La terra riceve e la terrà dà: questo il suo principio. Il risultato è quello che lui chiama «un vino vivo, che dura negli anni».
IL SAPORE DELLA TERRA
«Agricoltura biologica e biodinamica sono concetti diversi - chiarisce per cominciare - Per esempio, con il rimedio convenzionale uno va in farmacia e prende una pastiglia che deve far passare il dolore in 5 minuti: se non passa raddoppia la dose. Con il biologico va dalla stessa farmacia e prende la pastiglia con principi naturali che deve fargli passare il dolore sempre in 5 minuti, se no raddoppia la dose. Con il biodinamico invece va a curare il dolore all'origine, oggi si tiene il mal di testa, ma domani sa che non gli verrà più il mal di testa».
Una laurea in enologia, una passione nata da un'idea e una sfida (o una scommessa): costruire una cantina. Il padre, impresario edile, lo aiutò. Ma, una volta finiti i muri, si ritrovarono senza soldi: fondamentale fu ed è la collaborazione col produttore Albino Armani. Lo racconta nel libro sulla sua vita e sulla sua passione (Mai Domo), scritto insieme al pordenonese/trevigiano Carlo Brusadin e presentato a Mestre, alla Me.Me. (Pala Plip) dalle Acli venete. Inizi non facili, ma una scommessa: produrre vino biodinamico, rispettando i cicli della terra, le stagioni, la luna (per vendemmiare, per imbottigliare e anche per stappare). Il suo prosecco, una della sue produzioni, è il vino delle origini, che le bollicine le fa in bottiglie, frizzante naturale. Ma, ironia della sorte, non può chiamarsi prosecco perché il disciplinare si allontana troppo dal metodo di lavoro di Maurizio. Lui però resta fedele alle radici.
«Ognuno lavora come meglio sa fare - dice - Io seguo quello che insegnavano i contadini di una volta. Uso il letame, diserbo a mano, non uso trattamenti, nè sulle vigne nè sul vino. Toccando ferro le mie viti non hanno mai avuto epidemie finora. Le alimento, le nutro, non riesco a stare lontano da loro. Le seguo quotidianamente».
MUSICOTERAPIA
Talmente con cura che la moglie Fabiola prepara (a mano, mescolandoli come fossero pozioni magiche) decotti di erbe che poi servono per nutrire il terreno e proteggere le vigne. In più, se capita di visitare Casa Belfi, si sentiranno suoni particolari: sono le arpe a vento che il musicoterapeuta Omero Vanin ha piazzato vicino alle vigne del prosecco. Perché con la musica, anche il vino migliora. «Quando Omero mi ha parlato della musicoterapia - dice Maurizio - ho subito pensato alle mie vigne».
E poi ci sono le anfore in terracotta: gigantesche o più piccole, che conservano il vino in tutta la sua maturazione, fino all'imbottigliamento. «Le grandi sono da 40 ettolitri, le piccole (16) sono da 2,5/3 ettolitri - spiega - Le prime sono spagnole, le altre sono state fatte con argilla di Bassano del Grappa e cotte a diversi gradi di temperatura per dare più o meno porosità e di conseguenza scambio di ossigeno. Ci sono vini che durano pochi mesi, il mio dura anni. Cambia col tempo, ma si mantiene attivo».
TRA LIEVITI E BATTERI
Questo è il segreto. Dalla terra alla bottiglia sono loro a dare vita al prodotto. Maurizio Donadi ascolta e osserva. In questi anni, con l'esperienza degli studi da enologo e con l'osservazione del suo lavoro, letteralmente sul campo, ha consolidato la sua certezza: «Dobbiamo tornare alla natura: non può essere che si imbottigli più volte in un anno, che ci siamo vini pronti dopo poco tempo dalla vendemmia, che non sappiamo quello che mangiamo, che tutto sia omologato, che ci siano anche trenta trattamenti per un vino».
«Una volta - racconta - un mio amico che lavora nel settore mi disse che, se tardava qualche giorno a consegnare i polli alle aziende, questi crescevano talmente tanto e talmente in fretta da schiacciarsi l'unno con l'altro. Ma ci rendiamo conto di cosa mangiamo?».
E ancora: «Avevo iniziato a produrre asparagi, sempre in modo biodinamico. È stupendo vedere la forza di un asparago spuntare dal terreno, spostare anche i sassi. Curavamo il terreno in modo naturale, diserbavamo a mano. E vendevamo a un euro al chilo più del prezzo medio. Bene, la gente aveva difficoltà a comprare. Non capiva. Si fissava su quell'euro in più, non capiva la differenza».
L'INFORMAZIONE
La consapevolezza, le convinzioni consolidate nei consumatori e nei venditori sono barriere difficili da superare. «Eppure sono convinto che la strada sia tracciata - dice Maurizio - Tornare alla natura si può, senza rinnegare il progresso, anzi». È un cambio di mentalità. «Non ci sono solo i soldi, il guadagno immediato - è la sua filosofia - C'è la passione, il recupero delle tradizioni, il rispetto della natura. I terreni ormai sono impoveriti, le monocolture intensive fanno tanto prodotto, ma rendono la terra sterile, per cui si ricorre ad aiuti chimici. Prendiamo la vendemmia: un tempo era una festa, si creava una condivisione che oggi la tecnologia spinta ha cancellato».
«Sono convinto - aggiunge - che ora ci sia una nuova consapevolezza. Lo vedo ad esempio nella sensibilità che c'è verso la nostra produzione in Paesi come Giappone, Inghilterra, Paesi nordici... Anche in Italia l'agricoltura biodinamica si sta diffondendo, la fiera di Fornovo era nata anni fa come una sagra paesana, oggi è una delle principali del settore». Il resto è in mano a leggi e governanti, passa attraverso l'educazione all'acquisto, alla vendita e a norme che tutelino chi produce sano, fornendo al consumatore la maggior trasparenza possibile.
In tutto questo, intanto, Casa Belfi continua e si espande. Oggi produce circa 50mila bottiglie l'anno, ma c'è di più. «Abbiamo comprato un terreno a Trichiana, nel Bellunese - conclude Maurizio - Lì la mia idea è creare un universo a tre strati: quello del terreno che dà il nutrimento, quello delle vigne e quello dei frutteti. Perché la natura deve circolare e perché un albero da frutto o una vigna nascono con uno scopo: produrre un seme e dare nuova vita. Questo lo dovremmo rispettare tutti».
Davide Scalzotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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