IL PERSONAGGIO
Auto elettriche: di tutti gli utilizzi che hanno visto protagoniste

Giovedì 26 Aprile 2018
IL PERSONAGGIO
Auto elettriche: di tutti gli utilizzi che hanno visto protagoniste le ville venete, quello di costruirci vetture elettriche è il più originale. È accaduto a villa Pisani La Barbariga, a San Pietro di Stra (da non confondersi con la quasi omonima villa Pisani, distante qualche centinaio di metri), tra l'altro l'unica villa del Brenta a dare la spalle al fiume, con la facciata rivolta sul lato opposto rispetto al corso d'acqua.
L'INIZIO
Nel 1967 lo storico edificio, con il rigoglioso parco, viene comprato da Angelo Dalle Molle, un signore che definire imprenditore è riduttivo. Nel 1948 aveva messo a punto a Mestre una delle bevande di maggior successo del dopoguerra: il Cynar. Con gli incassi realizzati grazie all'aperitivo che combatte il logorio della vita moderna si compra la villa, dove organizza il Centro studi Barbariga.
TRADUTTORE SIMULTANEO
Dalle Molle concepisce negli anni Settanta gli antenati del car sharing e di google translator. Peccato che fosse troppo in anticipo sui tempi e le sue intuizioni non abbiano avuto riscontri pratici. Due parole sulle traduzioni, prima di passare alle auto. Una volta visti i primi computer, gli si era accesa una lampadina: possono abbattere le barriere linguistiche. L'idea era che funzionassero come un traduttore simultaneo elettronico, riversando i colloqui da una lingua all'altra mediante voce artificiale. Le difficoltà erano enormi, ma l'idea di google translator, seppur orale, c'era tutta.
UNIVERSITÁ IN PRIMA LINEA
Dalle Molle era il 1970 coinvolse alcuni docenti dell'università di Padova, tra i quali Alberto Mioni, ordinario di glottologia e linguistica, esperto di fonetica e di lingue africane. L'idea era piaciuta in Svizzera, dove aveva fondato l'Isco (Istituto semantico cognitivo); ancora oggi, nella Confederazione, ci sono quattro istituti di ricerca partecipati dalla Fondazione Dalle Molle, ora assorbiti dalle università elvetiche.
UN VISIONARIO
L'altra sua idea visionaria era rendere più vivibili le città. Aveva intuito che i centri storici sarebbero stati assediati dalle auto (siamo alle fine degli anni Sessanta, non dimentichiamolo) e quindi pensava che si dovessero approntare parcheggi scambiatori dove lasciare l'auto, prelevarne una elettrica da utilizzare all'interno del centro storico e poi lasciarla prima di riprendere la propria vettura. In questo modo si sarebbero potuti chiudere al traffico i centri storici; erano stati concordati piani in tal senso con Milano, Padova, Firenze e Palermo.
AUTO ELETTRICHE
C'era però una questione non secondaria: mancavano le auto elettriche. «Che problema c'è?» deve aver pensato Dalle Molle. Se in una parte della villa Barbariga era ospitato il centro studi, la scuderia si sarebbe potuta trasformare in un capannone con all'interno la catena di montaggio delle auto elettriche; detto, fatto. La produzione è cominciata nel 1974, la prima omologa è del 1976 e l'ultimo esemplare è stato prodotto nel 2003, quando Dalle Molle era ormai scomparso da circa un anno.
DUECENTO VEICOLI
Sono usciti circa duecento veicoli omologati come taxi, taxi merci, furgoni, ambulanza marchiati Pge (Progetto gestioni ecologiche). La modernità del progetto è testimoniata anche dal metodo di ricarica: attraverso colonnine da collocare nei parcheggi scambiatori. La stessa colonna, computerizzata, doveva servire per prenotare l'auto e un display elettronico avrebbe indicato quale vettura prendere, ovvero quella la cui ricarica era già completata.
AUTO DI SERVIZIO ENEL
Una cinquantina di auto erano state costruite in collaborazione con l'Enel ed erano state distribuite in tutte le sedi regionali, una ventina erano finite a Bruxelles per garantire i collegamenti interni nell'università della capitale belga. Oggi non ne rimane in attività più nessuna, quelle dell'Enel sono state via via dismesse.
La Fiat, capofila del progetto pilota, assieme ad altri produttori di componenti per auto, aveva in realtà interesse ad affossare tutto, per continuare a vendere le proprie vetture dotate di motore a scoppio.
L'INTERVENTO DELLA FIAT
«La Fiat ci comprava le auto e dopo due anni le buttava via, restituendocele, perché non voleva che se ne costruissero altre» ricorda Enzo Di Bernardo, già collaboratore di Dalle Molle, che oggi a Noventa Padovana ne mantiene viva la memoria grazie al Centro studi, là trasferito dopo la vendita della Babariga all'attuale proprietà.
C'era anche un problema al tempo non preso in considerazione, ma che oggi si rivelerebbe decisivo: l'estetica. Le vetture erano destinate al car sharing, non alla vendita, non avevano necessità di sedurre il cliente; erano quindi decisamente brutte, progettate senza alcuna attenzione al lato estetico.
LA FINE
A far mettere la definitiva parola fine sarebbero però intervenute, all'inizio degli anni Novanta, le nuove norme in fatto di sicurezza volute dalla Comunità europea. Venne abbandonata la produzione delle auto assemblate fino a quel momento, troppo costose, per passare a vetture più piccole e quindi meno impegnative dal punto di vista economico. Con la morte di Dalle Molle, nel 2002, il progetto viene definitivamente accantonato.
LA NUOVA FONDAZIONE
Una quindicina di auto erano rimaste all'interno della scuderia/capannone che nel 2010, quando la Fondazione Dalle Molle ha venduto, sette delle quali sono state donate al Museo Bonfanti-Vimar, di Romano d'Ezzelino (Vi), dov'è esposto un esemplare di questa futuristica, e poco compresa, vettura.
C'è da dire che, come ulteriore aggravante, tutto il patrimonio di conoscenze sull'auto elettrica messo assieme in riva al Brenta, è andato perduto. Gli attuali produttori non si sono avvalsi di questa esperienza pionieristica che avrebbe permesso di non ripartire da zero.
VITA TUMULTUOSA
Anche la vita personale di Angelo Dalle Molle è stata piuttosto vivace: ha avuto sei figli da donne diverse; solo due erano state sue mogli, ma aveva riconosciuto tutti i pargoli. A 90 si era sposato con la segretaria; ne è derivato un processo intentato dai figli, giunto a sentenza nel 2009 (nel frattempo la vedova era pure lei morta). Dopo un anno, come detto, la Fondazione Dalle Molle ha alienato villa Barbariga.
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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