Il Leone d'oro è svizzero

Domenica 27 Maggio 2018
Il Leone d'oro è svizzero
LA PREMIAZIONE
Le pareti bianche di un appartamento, le finestre che illuminano gli ambienti come se, ognuno di noi, si trovasse a fare un tour in una casa come se la stesse vedendo per la prima volta. Con le sue luci, le sue penombre, i lati oscuri e quelli di maggiore evidenza. Insomma, un modo per avere contezza dell'architettura d'interni. E ci ha pensato la Confederazione Elvetica che, ieri a Venezia a Ca' Giustinian, sede della Fondazione Biennale, con il suo Padiglione nazionale intitolato Svizzera 240 si è portata a casa il Leone d'oro per le partecipazioni nazionali con la seguente motivazione: per una installazione architettonica piacevole e coinvolgente ma che al contempo affronta le questioni chiave della scala costruttiva nello spazio domestico.
SPAZI APERTI
A fare il maestro di cerimonie ci ha pensato il presidente della Biennale, Paolo Baratta con la partecipazione del governatore del Veneto, Luca Zaia e del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Il progetto coordinato con quattro espositori (Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg, Ani Vihervaara) è stato giudicato la migliore proposta da parte della Giuria internazionale (Sofia von Ellrichshausen, presidente; Frank Barkow, Kate Goodwin, Patricia Patkau, Pier Paolo Tamburelli). Sempre nella categorie dei Padiglioni nazionali la menzione speciale è andata alla Gran Bretagna con il tema Island e ai curatori Caruso St.John Architects e Marcus Taylor con questo giudizio: per una proposta coraggiosa che utilizza il vuoto per creare uno spazio libero destinato ad eventi e appropriazioni informali. Tutt'e due le esposizioni sono situate ai Giardini della Biennale. Ed è rimasto in Europa anche il Leone d'oro per il miglior partecipante alla 15. mostra Freespace. Il premio è andato al portoghese Eduardo Souto de Moura dello studio omonimo con i giurati che hanno sottolineato la precisione nell'accostare due fotografie aeree rivelando il rapporto essenziale tra l'architettura, il tempo e il luogo. Lo spazio libero appare senza essere annunciato con chiarezza e semplicità». Questa opera si trova alle Corderie dell'Arsenale.
GLI ALTRI PREMI
Nella cerimonia sono stati assegnati anche il Leone d'argento per il giovane più promettente che è stato dato al terzetto belga composto da Jan de Vylder, Inge Vinck e Jo Taillieu per un progetto sicuro di sè, in cui la lentezza e l'attesa permettono all'architettura di essere aperta all'attivazione futura. E infine due menzioni speciali: la prima all'indonesiano Andra Matin per una installazione sensibile che offre un quadro completo che porta a riflettere sui materiali e la forma delle strutture vernacolari tradizionali; la seconda all'indiano-americano Rahul Mehritra che si è distinto con questa motivazione: per tre progetti che trattano i temi dell'intimità e dell'empatia attenuando con delicatezza le barriere e le gerarchie sociali». Infine consegnato con una vera standing ovation, il Leone alla carriera all'architetto inglese Kenneth Frampton.
BARATTA E ZAIA
«Io questi premi li consegno soltanto, ma ho potuto riscontrare che ci sono modi veramente diversi di interpretare il tema - ha commentato il presidente della Biennale, Paolo Baratta -. Questo rivela che ogni tema offre spunti per esprimere diversi punti di vista e di riferimento». E gli ha fatto ecco il governatore del Veneto, Zaia: «La Biennale - ha affermato - è un modello che funziona e che credo sia replicabile, anche fuori dal Veneto. La dispersione è uno dei mali di questo tempo e quindi questo modello può fungere da elemento di sintesi». Intanto ieri battuto il record di ingressi. I visitatori nel primo giorno di apertura sono stati settemila, mille in più rispetto all'edizione del 2016. Nei tre giorni di vernissage gli ingressi sono stati 14.500, cinquecento in più rispetto a due anni fa.
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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