Erwitt passione da cani

Sabato 22 Settembre 2018
Erwitt passione da cani
LA MOSTRA
Nel 1946 iniziò a fotografare i cani. Per strada, con i propri padroni. Ancora non sapeva che sette anni più tardi sarebbe entrato alla Magnum, l'agenzia fotografica che avrebbe rivoluzionato le sorti del fotogiornalismo mondiale. Ancora non sapeva che avrebbe condiviso un pezzo di strada con Robert Capa, Henri Cartier Bresson. Che avrebbe ritratto i Kennedy, Lyndon Johnson, Che Guevara e Fidel. Aveva diciotto anni e gli piacevano i cani. E avrebbero continuato a piacergli per il resto della vita. Compagni più fedeli delle sue cinque mogli e forse amati solo quanto i molti figli. Pochi fotografi, del resto, si sono mai presi la briga di vedere il mondo dal punto di vista di un quadrupede. Lui, il Charlie Chaplin della Magnum, sì. Elliott Erwitt e i suoi cani fanno tappa a Treviso per una splendida mostra fotografica I cani sono come gli uomini, solo con più capelli, a Ca' dei Carraresi dal 22 settembre 2018 al 3 febbraio 2019. Dedicata alla parte non ufficiale del catalogo del grande fotografo, propone 80 immagini, scattate in ogni parte del mondo, a partire dal 1946. Una collezione privata testimone di una passione speciale, lunga tutta la vita.
PRIMA VOLTA IN ITALIA
Le immagini, per la prima volta esposte in Italia, sono accompagnate da video, documenti dedicati alla vita del fotografo franco-americano. Amo i cani perchè sono empatici ripete con semplicità ancora oggi dal salotto di Central Park, dove declina i suoi novant'anni tra il lavoro, l'immagine pubblica e Canello, ultimo ospite della stirpe canina. Nome rigorosamente italiano, a testimonianza di un'esistenza apolide, ma che ha nei dieci anni infantili trascorsi a Roma un riferimento quasi sacrale. «Erwitt entra alla Magnum su richiesta di Capa. E va ad irrobustire quella famiglia di uomini senza passaporto, passati attraverso la tragedia di due guerre mondiali - spiega Andrea Holzer, responsabile della programmazione espositiva di Magnum Parigi - Apolidi perchè in perenne fuga, alcuni ebrei, altri rinnegati. Sono loro ad inventare una fotografia nuova. Il nuovo umanesimo dietro la camera».
CON ROBERT CAPA
Nel racconto della vita di Erwitt si respira quel clima di fermento che accompagnò la breve vita di Capa, la tragica morte di Gerda Taro, e poi la fortuna di Henri Cartier Bresson e la nascita della fotografia di prima classe tra Parigi e New York l'invenzione del copyright. Di quel gruppo, dell'icona Magnum Photos, Erwitt rappresentò sempre l'anima più ribelle, meno codificabile. «Il 25 gennaio 1965 durante la cerimonia d'insediamento, il neo eletto presidente degli Stati Uniti d'America portò con sè i suoi due cani» racconta Marco Minuz, curatore della mostra. Si presentò l'occasione unica per incrociare due sentimenti in una foto. Ed ecco lo scatto fulmineo: Him il beagle del neopresidente che siede sullo scranno più alto. La foto farà il giro del mondo. Ed è l'immagine più fedele del suo stile. Tutte le immagini sono in bianco e nero. Questo, insieme all'ironia ha mosso il suo unico dogma: osservare il presente con acume.
VEDERE E OSSERVARE
La mostra sarà dunque un'occasione per riflettere sulla differenza tra vedere ed osservare, sarà la lezione di un grande maestro e insieme la possibilità di parlare di mondo a quattro zampe e di tentare un'analisi sociologica sul perchè le nostre case si spopolino di figli e si riempiano di animali d'affezione. Molte immagini sono scattate a Central Park, il luogo dog-friendly per antonomasia a New York. Cani e padroni che si somigliano, espressioni gemelle, gesti d'affetto strappati alla quotidianità. Uomini con più capelli, insomma, secondo il suo celebre motto.
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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