Cooperative fallite agli arresti domiciliari i genitori di Renzi

Martedì 19 Febbraio 2019
L'INCHIESTA
ROMA Fallimenti di cooperative pilotati, in modo doloso, dopo averne svuotato le casse. E manodopera gratis, senza pagare «oneri previdenziali ed erariali». Le accuse di bancarotta fraudolenta e di false fatturazioni portano agli arresti domiciliari Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell'ex premier Matteo Renzi. L'inchiesta riguarda un giro di aziende collegate alla Eventi 6, la società di famiglia già finita sotto indagine sempre per la sparizione di fondi. Il giudice, nel disporre i domiciliari per i Renzi, sottolinea che «sussiste il concreto pericolo che gli indagati commettano reati della stessa specie», visto che «i fatti non sono occasionali e si inseriscono in un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale». Ai domiciliari c'è anche Mariano Massone, vicepresidente di una delle coop. Indagati pure Roberto Bargilli, l'ex autista del camper di Matteo Renzi al tempo della campagna per le primarie ed ex assessore pd di Rignano sull'Arno, e quattro ex amministratori della Delivery service Italia: Pier Giovanni Spiteri, Simone Verdolin, Pasqualino Furii e Gian Franco Massone. Sotto inchiesta anche Pierpaolo Fasano e Alberto Ansaldo, ex amministratori della Europe service, dichiarata fallita il 24 aprile dello scorso anno. Decine di fatture per operazioni inesistenti, per l'accusa, avrebbero inoltre consentito alla società Marmodiv di evadere le imposte sui redditi. Tra gli indagati ci sono anche Luca Mirco, Giuseppe Mincuzzi, Paolo Terreni, Carlo Ravasio e Aldo Periale, componenti del cda della stessa azienda sempre riconducibile ai Renzi. A firmare l'ordinanza d'arresto è il gip di Firenze, Angela Fantechi, su richiesta del procuratore Giuseppe Creazzo, dell'aggiunto Luca Turco e del pubblico ministero Christine Von Borries.
Per gli inquirenti - scrive il gip nell'ordinanza - «le cooperative dichiarate fallite e la Marmodiv sono state costituite essenzialmente per consentire alla Eventi 6 di avere a disposizione lavoratori dipendenti senza dover sopportare i costi relativi all'adempimento di oneri previdenziali ed erariali, tutti spostati in capo alle cooperative stesse». Tradotto: la Eventi 6, in sostanza, si sarebbe avvalsa del personale formalmente assunto dalle altre coop, «le quali, non appena raggiunta una situazione di difficoltà economica, sono state dolosamente caricate di debiti previdenziali e fiscali e poi abbandonate al fallimento».
LA SVOLTA
La svolta nelle indagini, condotte dalla Finanza, è arrivata nell'autunno del 2018. Il fascicolo è uno stralcio di quello che, in settembre, ha portato a giudizio i genitori dell'ex premier - la prima udienza è il 4 marzo - insieme all'imprenditore Luigi Dagostino, all'epoca amministratore della Tramor srl. L'accusa era sempre emissione di fatture false relative a studi di fattibilità apparentemente commissionati dalla Tramor, società di gestione dell'outlet di Reggello, alle società Party ed Eventi 6. La nuova inchiesta è partita dall'esame della documentazione acquisita presso la Eventi 6, che ha portato i finanzieri a indagare sulle altre coop coinvolte. Nei mesi scorsi le sedi delle ultime due aziende sono state perquisite. Gli inquirenti hanno sequestrato libri contabili, computer, telefoni aziendali, fatture e contratti.
IL MODUS OPERANDI
Per il gip, «il modus operandi adottato dai Renzi affinché la Eventi 6 potesse avere a disposizione manodopera senza essere gravata da oneri, è consistito nel costituire e nell'avvalersi delle altre coop, poi destinate all'abbandono non appena raggiungevano un stato di difficoltà economica». Una difficoltà che, per il gip, era «più che prevedibile in considerazione che su esse gravava l'onere previdenziale e, con riferimento alla Marmodiv, anche l'onere fiscale derivante dall'emissione di fatture per operazioni inesistenti al fine di consentire evasione di imposta a Eventi 6». Ad assistere i Renzi, l'avvocato Federico Bagattini: «Mai vista una cosa del genere - dice il legale - arresti domiciliari a due persone prossime a 70 anni per fatti asseritamente commessi al più tardi nel 2012».
Michela Allegri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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