«Con Paranoia Airlines esorcizzo le mie paure»

Mercoledì 23 Gennaio 2019
«Con Paranoia Airlines esorcizzo le mie paure»
IL RAPPER
Ossessioni, fobie, paranoie. Non è Freud, ma il nuovo disco di Fedez, in uscita venerdì: Paranoia Airlines. Un titolo che sintetizza «come mi sono sentito in questi ultimi anni», e che ha come «fil rouge il principio di autoanalisi ed esorcismo delle mie paure» (Una delle quali, Sanremo: «Mi fa tremendamente paura cantare in tv»). L'album, lo dice lui stesso, «al primo ascolto può risultare cupo, è un lavoro molto introspettivo. Per me è stato terapeutico. Una volta finito mi sono sentito molto più consapevole e ho capito come affrontare certi lati d'ombra della mia persona». Lancio in pompa magna, dai capi di abbigliamento disegnati con la moglie Chiara Ferragni («Mi ha aiutato nella visione del bicchiere: io lo vedo sempre mezzo vuoto, lei pieno»), a un aereo personalizzato, messo a disposizione da Spotify, per l'ascolto privato da parte di un gruppo di fan.
E la coscienza politica?
«C'è comunque il mio modo di vedere il mondo, nell'album. Il fatto che non ci siano nomi di politici non vuol dire che non ci sia la coscienza».
Però è molto individualista e intimista: cicatrici,cuore.
«Non le ho contate. È un disvalore?».
No, ma sono parole inusuali per lei. E la voce? Perché il timbro è nascosto dagli effetti?
«La voce segue le produzioni, per creare un'atmosfera che si riferisce a un certo tipo di mondo musicale, abbastanza cupo e sperimentale».
Cos'è la paranoia?
«Esasperare una paura, che nella realtà probabilmente non c'è, ma si crea nella nostra testa».
Come si vede nel futuro?
«Il futuro sarà sicuramente con la famiglia, prendendomi i miei tempi, senza vivere nel dover rincorrere a tutti i costi qualcosa. Levarmi dalla competizione, dalla gara a chi la fa più lontano».
L'aspirazione più grande?
«Forse sono andato oltre, ma di sicuro continuare a mantenersi con la musica è già un grande obiettivo. Ma un grande sogno nel cassetto in questo momento non ce l'ho. Ho piccoli hobby, niente di trascendentale».
In Così scrive «i soldi non riempiono il vuoto ma ne creano uno»: è cambiato tanto?
«Dico anche Le cose importanti non sono cose; bello da dire, ma da rivendicare in una vita pragmatica è una tesi difficile da sostenere per chiunque. Molto spesso sono dei mantra che mi recito».
L'Italia ancora non le perdona il successo?
«Certo. È un Paese dove se non mi riesco a spiegare una cosa, o non è vera o c'è il trucco. Perché in Italia Dalla e De Gregori si compravano una Porsche in due, nonostante avessero i soldi per una a testa, solo per non far vedere che se l'erano comprata. Sono cambianti i metodi, ma il teorema è sempre lo stesso».
Perché secondo lei girava la voce che fosse gay?
«Davvero? Ne vengo a conoscenza adesso. Il perché, non lo so. Sembro gay? Probabile».
La sua più grande vanità?
«Non ne ho. Sono una persona abbastanza insicura, con i piedi per terra e lucida».
È felice?
«Sto imparando ad esserlo. Quello che me lo impediva era non godermi il presente e pensare sempre a quello che verrà. Un errore grossissimo, difficile da sradicare».
F.San.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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