Arte, architettura, design tra creatività e denuncia

Martedì 22 Maggio 2018
Arte, architettura, design tra creatività e denuncia
L'INTERVISTA
Torna nella sua Padova. Una città con cui mantiene un legame affettivo fin dalla giovinezza quando approdò, nel 1959, al neonato Gruppo N al fianco di artisti come Alberto Biasi, Ennio Chiggio e Toni Costa, protagonisti di una forma d'arte programmata e cinetica. Erano gli esordi per il giovane ligure Gaetano Pesce fresco di laurea allo Iuav di Venezia negli anni in cui insegnavano Carlo Scarpa e Ernesto Nathan Rogers. Sempre avanti, assetato di modernità e sperimentazione, Gaetano Pesce, ora 78enne, è un artista dalle molte sfumature: architetto, designer, scultore. Un talento multidisciplinare come il titolo della mostra di sue opere da domani al Palazzo della Ragione di Padova.
Il Tempo multidisciplinare, perché questo titolo?
«Sono contrario ad ogni tipo di specializzazione eccetto che per la ricerca scientifica legata alla medicina. La formazione non deve essere settoriale e la creatività non ha limiti e barriere, è frutto della curiosità».
Una visione rinascimentale dell'artista?
«Michelangelo era scrittore, architetto, scultore. Raffaello addirittura disegnò le divise delle guardie svizzere. E poi Leonardo. Non ritengo si debba tornare alle forme del Rinascimento, ma l'artista deve avere un comportamento dettato dalla curiosità».
Come stupirà il visitatore?
«Già l'involucro della mostra, il Palazzo della Ragione, è uno spazio impressionante. Si possono vedere progetti di architettura, pezzi di design. La mostra si può visitare su due livelli: quello visibile e quello meno visibile. Le basi delle opere hanno degli sportelli: il visitatore li può aprire e con una pila illuminare e scoprire quello che c'è dentro, se gli interessa scruta, altrimenti non guarda».
Una mostra da scoprire?
«Non ci sono frecce che guidano il visitatore, uno entra, guarda quello che vuole e esce con la sensazione di non aver visto tutto».
Una formula già usata?
«Alla mostra che feci al Pompidou alcuni giorni coprivamo alcune opere e altri giorni no. Questa è la realtà, è la vita: noi conosciamo alcune cose e non altre».
Troveremo le sue famose poltrone Up?
«Quella poltrona del 1969, con le sembianze del corpo di una donna con una palla al piede, pensavo venisse presto superata. Invece mi accorgo che nulla è cambiato: la donna andrebbe trattata come una maestà, invece è tradita, maltrattata, uccisa. Così in mostra ho messo un'enorme poltrona, con un'enorme palla al piede e attorno sei colonne con belve, che rappresentano gli uomini».
Quanto impegno sociale c'è nella sua arte?
«L'arte deve essere anche impegno sociale e politico. In mostra c'è una lampada che ricorda un hijab, il velo islamico sul volto delle donne. L'arte deve essere testimone del proprio tempo e avere la capacità di prendere precise posizioni».
Sul fronte architettura?
«Espongo il progetto per un monumento architettonico dedicato a Galileo Galilei. Ha vissuto per 18 anni a Padova e la città non ha un grande monumento in sua memoria. La torre dove studiava Galileo va riscoperta, dobbiamo mostrarla al mondo. Le nostre qualità andrebbero urlate al mondo».
Ama molto Padova?
«Adoro il Veneto e vengo qui a trascorrere le vacanze anche se da anni vivo a New York. A chi mi viene a trovare dall'estero faccio vedere Vicenza, le opere del Palladio sono da brividi, Padova con gli affreschi di Giotto è sublime».
A New York come si sta?
«Sono partito che pioveva ed era così da una settimana. Qui, sono alloggiato ad Abano, ho trovato un sole splendido, gente gentile, cibo e vino buoni».
Ma c'è spazio per l'arte contemporanea?
«Una delle maggiori ricchezze dell'Italia è la creatività. I nostri governi, tutti, non hanno capito che bisogna continuare ad investire nella creatività italiana. Nel ventesimo secolo abbiamo fatto poco ed è colpa dei politici. In passato non era così: per l'Unesco il 76% delle opere d'arte sono in Italia».
In America è meglio?
«Non solo negli Stati Uniti anche in Francia: se un artista è davvero creativo viene garantito, lavora e vive bene».
A chi consiglierebbe la visita della sua mostra?
«A tutti, anche ai bimbi. Nessun vietato toccare è una mostra da tastare e scoprire»
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Raffaella Ianuale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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