«Architetti in dialogo con Dio»

Sabato 22 Settembre 2018
«Architetti in dialogo con Dio»
L'INCONTRO
«L'architetto è in qualche modo immagine di Dio: pur essendo creatura e utilizzando materiali già esistenti li ricompone per dare nuova vita alle sue costruzioni, dà loro un'anima. Anche la Sapienza nella Bibbia viene paragonata a un architetto. E la parola architetto potrebbe anche significare fanciulla che balla, testimonianza della bellezza a cui tende, verso l'infinito».
Così il cardinale Gianfranco Ravasi ha introdotto l'appuntamento all'Arsenale Geometrie dello Spirito, Un viaggio tra architettura, cultura e musica promosso dal Cortile dei Gentili, il dipartimento del Pontificio Consiglio della Cultura nato per favorire l'incontro e il dialogo tra credenti e non credenti.
«La corte dei Gentili vuole essere proprio quel luogo di incontro ideale tra culture: a Gerusalemme esisteva lo spazio sacro separato dalla cortile dei pagani. San Paolo ricorda che Cristo è venuto ad abbattere il muro di separazione per fare dei due un unico popolo - ha proseguito - Così il nostro obiettivo è trovare gli elementi di congiunzione tra le diverse culture: dovunque il tempio viene ispirato da Dio, è la tenda dell'incontro. Non solo dell'incontro orizzontale tra gli uomini, ma un incontro verticale, che trascende la dimensione umana». Un tentativo compiuto anche dal padiglione della Santa Sede, alla prima partecipazione alla Biennale di Architettura, con il progetto Vatican chapels e le sue 10 cappelle nel bosco a San Giorgio Maggiore, momento di cui la natura aiuta al raccoglimento.
IL PREMIATO
E a proposito della costruzione di edifici sacri, Ravasi ha svelato che è stato proprio papa Francesco in persona a caldeggiare, giovedì, il nome dell'architetto svizzero Mario Botta per il Premio Ratzinger, assegnato a un teologo (la tedesca Marianne Schlosser, per la prima volta riconoscimento a una donna) e a un artista cristianamente ispirato. Mario Botta era uno dei partecipanti al dialogo moderato dalla conduttrice tv Concita De Gregorio, al quale hanno partecipato gli architetti Stefano Boeri e Matthias Sauerbruch, che si sono confrontati sul rapporto tra architettura e spiritualità.
Botta ha ripercorso la propria carriera, sottolineando come l'architetto non sceglie il cosa fare, ma gli viene commissionato, e quindi deve interpretare lo spazio e i desideri del committenti. E nella sua carriera ha iniziato a costruire chiese. «Mi sono chiesto cosa volesse dire costruire una chiesa - ha esordito, mentre scorrevano le immagini delle sue realizzazioni più celebri - e lì è iniziato un percorso di riflessione spirituale. Ho trovato le ragioni del mio mestiere, il perchè del costruire prima del come». E di chiese Botta ne ha costruite dappertutto, in montagna e sulla riva del mare, in pianura e nelle città. «Questo spazio di preghiera non può prescindere dalla memoria del passato, in quel luogo ci dev'essere concentrata tutta la storia della chiesa, la testimonianza del passato deve riflettersi nel luogo di incontro di una comunità».
IL LAICO
Anche Stefano Boeri, noto per la costruzione del Bosco Verticale di Milano, i due grattacieli le cui facciate accolgono piante di diversissime specie, ha ricordato laicamente come una città deve crescere e non necessariamente espandersi, ma sempre intorno a un senso. E ha ricordato il progetto di papa Paolo IV di affidare a un pool di giovanissimi architetti tra i 20 e i 30 anni la realizzazione di chiese in parrocchie di periferia, ancora oggi presidi di socialità, esempio di una chiesa che si fa città e che si fa carico come può dei bisogni della popolazione che ci vive. Come si propone di fare la Casa del Futuro ad Amatrice, la cittadina laziale rasa al suolo dal sisma del 2016, progettata dal suo studio, che prevede la rifunzionalizzazione del complesso Don Minozzi pensato come luogo di rinascita e innovazione, che darà spazio a una serie di attività dedicate in prevalenza al mondo giovanile, tra formazione e ricerca.
L'URBANISTA
A Matthias Sauerbruch urbanista e docente tedesco, il compito di descrivere il nuovo volto di alcune città, che non si sviluppano più intorno alla piazza principale del paese dove si trovano la chiesa, il campanile e il municipio, caratteristica delle principali città europee, ma che hanno altre esigenze. Ed ecco nascere degli edifici di culto di dimensioni diverse rispetto alle cattedrali rappresentate oggi dai centri sportivi, dai centri commerciali e di altro genere. Ed ecco in contraddizione il ritorno a Venezia, «dove - ha ricordato Mario Botta - incontro me stesso. Non perchè l'ho costruita, ma perchè nei centri storici riconosciamo il nostro passato e quindi ci interroghiamo su noi stessi».
Raffaella Vittadello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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