A Bellaria In aquis fundata di De Fusco

Lunedì 24 Dicembre 2018
La forma dell'acqua, la forma della vita, la forma di Venezia: la città, le pietre e i pali che la tengono sospesa su quella base liquida, in eterno movimento; le persone che la amano per quella sua unicità e adesso temono che l'aggressione (del tempo, dell'incuria, del turismo, della stessa acqua) possano comprometterne il futuro, dopo millenaria esistenza. In aquis fundata racconta tutto questo, immergendosi, non solo in senso figurato, nel cuore affaticato della Storia fino alla problematica realtà quotidiana. Lo fa attraverso la testimonianza di cinque veneziani doc, poco noti alla maggioranza (a parte solo Gianfranco Vianello, vincitore come Crea di tante regate), che incarnano un rapporto privilegiato fatto di sole e salsedine, gondole e remi, bricole e pesci, come Venezia richiede ed entusiasma.
Andrea De Fusco (nella foto) firma questo documentario, in concorso al 36° Bellaria Film Festival (27-30 dicembre) con l'intento di far affiorare il lato più autentico, quello che si sta perdendo, di un luogo mai come adesso minacciato dall'usura: «Di Venezia si conosce molto, è una cartolina continua. Ma io volevo raffigurarla nel suo mondo più nascosto, quello subacqueo, da dove tutto è partito, da quel fango che la protegge». Non ancora trentenne (è nato a Roma, nel 1990), diviso tra Venezia (tutta la sua adolescenza) e Parigi (il suo presente più urgente), regista e fotografo, De Fusco spiega la ragione di questo sforzo produttivo, per mano di Clipper Media e Rai Cinema: «Abbiamo girato per due anni, in città e in giro per l'estuario, da Burano a Pellestrina, con quella spontaneità dei mestieri essenziali per il mantenimento della città, evitando i luoghi sacri della conoscenza collettiva. Il film ha già iniziato a girare per festival, dal Riff romano, ora a Bellaria e prossimamente a Mosca. Adesso il mio futuro è a Parigi, dove c'è più rispetto che da noi per la cultura; ma Venezia non è un capitolo chiuso, è molta parte della mia vita».
Raccontato con uno spiccato senso estetico, racchiuso nella sua identità esistenziale (della città, della sua gente), non meno privo di appunti sociali e politici, il film è uno sguardo accorato su un mondo, tra notti di Redentore e acque alte, dove la barca è come la casa e l'acqua salata è nel sangue di tutti.
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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