Vino, da 10 anni Friuli senza Tocai

Martedì 18 Settembre 2018
Vino, da 10 anni Friuli senza Tocai
AGRICOLTURA
UDINE Le vigne profumano di uve bianche. La vendemmia del Friulano è in pieno svolgimento. Oggi lo chiamiamo così e sono trascorsi esattamente dieci anni da quando le pregiate uve che finivano in cantina si chiamavano Tocai. Correva il 2008 quando per l'ultima volta si vendemmiò il Tocai prima del grande scippo quando ancora nelle osterie si chiedeva un tai di blanc e l'oste, senza indugio, versava un Tocai perché, si diceva, col Tocai non si sbaglia mai.
LA STORIA
Arrivato in incognito con il nome di Sauvignonasse-Tocai, questo vitigno dimostrò immediatamente notevoli doti, dall'elevata produzione alla versatilità, il tai ideale per tutti i momenti della giornata. Fu poi protagonista della ricostruzione della viticoltura friulana dopo la terza peste americana, la fillossera, che fece la sua comparsa in provincia di Udine nel 1901 devastando interi vigneti. Identitario, autoctono, vino bandiera del territorio, non immaginava, il buon Tocai di soccombere all'omonimo avo Tokaj, il bianco ungherese noto e apprezzato in tutta Europa fin dal Seicento. Eppure del Tocai friulano si parlava in tutto lo Stivale. Nel 1974 il settimanale La Domenica del Corriere presentando i vini italiani descriveva il Tocai come «energetico e impareggiabile, da bersi prima di andare in ufficio».
I VITICOLTORI
È il frutto dell'impegno e della sapienza degli abili viticoltori friulani che sapevano sfruttare al meglio la forza di quel vigneto con trattamenti personalizzati e lavorazioni manuali sotto ogni filare che veniva scalzato e vangato a marzo e ad agosto, rincalzato a fine primavera e dopo la vendemmia. Verso la fine degli anni Ottanta, quando si fece strada il concetto di qualità, il Tocai vide un lento ritorno ai terreni di collina, all'utilizzo di portinnesti mirati in base al terreno e lì diede il massimo della sua espressione. Anni felici per il vino bandiera, orgoglio della terra friulana fino alle note vicende giudiziarie che decretarono la fine del Tocai friulano, esito insospettabile negli anni Sessanta quando i primi provvedimenti comunitari iniziarono a disciplinare la classificazione delle varietà di viti con le liste di vitigni autorizzati a essere coltivati in un determinato territorio.
LA QUERELLE
La questione Tocai è emersa nel 1993 con la stipula dell'accordo tra l'allora Comunità europea e l'Ungheria per la reciproca tutela delle denominazioni di origine dei vini e la lista riportava il Tokaj ungherese ma non quello friulano. Quindi, mentre il bianco ungherese, in quanto riferimento geografico di un determinato territorio, poteva essere considerato Denominazione di origine, altrettanto non poteva accadere per il collega friulano, essendo solo una denominazione di varietà, ma la storia è ben nota a tutti. Nulla smosse il governo ungherese, affatto disposto a ridiscutere i termini dell'accordo, così l'affaire Tocai tenne a lungo banco sulle pagine dei giornali di mezza Europa. Nel 2002 l'Italia applicò il regolamento europeo con l'uso fino al 2007 dei nomi di vitigno Tocai friulano. Si apre qui la stagione dei contenziosi che termina dieci anni fa con la sconfitta del Tocai e la vittoria del cugino ungherese. Oggi l'oste versa un taglio di Friulano agli avventori, ma in Friuli ancora si dice dami un tai di Tocai.
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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