Sloveni traditi, possibile sciopero del voto

Domenica 14 Gennaio 2018
Sloveni traditi, possibile sciopero del voto
LA PROMESSA
TRIESTE Scoppia il caso sloveno. O almeno minaccia di scoppiare da un momento all'altro. Perché per la prima volta la minoranza slovena in Italia rischia di non conseguire nemmeno un rappresentante in Parlamento.
Se ciò accadesse, potrebbero essere disotterrate diverse asce di guerra e si potrebbe approdare a situazioni a dir poco spinose sia all'interno dei confini nazionali che nei rapporti con la Repubblica di Slovenia. Si prefigura la proposta di una diserzione di massa delle urne.
PAROLE E POLTRONE
Ad onta delle promesse fin qui profuse dal Pd ai suoi massimi livelli, ossia per bocca del segretario nazionale Matteo Renzi, le posizioni e le situazioni tecniche sul campo delle liste elettorali non sembrano offrire possibilità effettive agli sloveni, che finora hanno potuto contare al Senato su Tamara Blazina. Esistono soltanto due, magari tre posti sicuri sul treno per il Parlamento: si tratta dei posti di capolista nel listino della quota proporzionale al Senato e alla Camera, occupati nelle previsioni rispettivamente dal presidente uscente del Consiglio regionale Franco Iacop e dal capogruppo uscente del Pd alla Camera Ettore Rosato. Posto che perfino la presidente della Regione Debora Serracchiani rischia di finire seconda nel listino della Camera e quindi di essere eletta nel novero dei resti nazionali, è chiaro che seggi blindati per gli sloveni non ne possano esistere.
«STATE SERENI»
Forti di una concretezza atavica, gli sloveni non impongono al momento condizioni, ma si limitano a pretendere, almeno «un seggio contendibile», per dirla con Igor Gabrovec, consigliere regionale (unico) dell'Unione slovena e vicepresidente dell'Assemblea di piazza Oberdan, dove più volte ha preso la parola in sloveno al pari di colleghi friulani che hanno parlato in marilenghe.
Ed era stato proprio Gabrovec, probabilmente un facile profeta, a esprimere preoccupazione dopo le renziane professioni di certezza: «Speriamo che la questione del seggio sloveno non finisca con uno state sereni», richiamandosi alla fine del Governo di Enrico Letta a pochi giorni dalle rassicurazioni del leader Dem sulla durata di tale Esecutivo.
LA FORTUNA DEL 2013
«Noi sloveni stiamo ancora alle promesse poiché le liste non sono ancora fatte», ripete oggi Gabrovec al Gazzettino. Sparsi a decine di migliaia (ma non censiti) fra le province di Trieste, Gorizia e Udine, gli sloveni della minoranza sono tutelati da specifiche norme di legge e fondi nazionali e statali. Ma nessuna norma garantisce loro una poltrona parlamentare. E senza andare troppo lontano, ad essere franchi nemmeno cinque anni fa, alle precedenti elezioni nazionali, la minoranza era sicura di portare a casa un seggio: le cose le andarono bene, con Tamara Blazina, sì, ma per il rotto della cuffia e soltanto grazie al successo pieno del Centrosinistra, al quale erano aggregati i loro suffragi. Stavolta, se tutto va bene, in Friuli i Dem rischiano conseguire tre parlamentari: prevederne uno sloveno è impresa impossibile.
LA DISERZIONE
Ma se per davvero gli sloveni non saranno rappresentati, cosa succederà? «Io mi ricandido in Consiglio regionale - scherza amaramente Gabrovec - ma temo che resterò l'unico sloveno eletto in Italia». In ogni caso «se non vedremo novità positive, se non manterranno la promessa, stiamo valutando l'opzione di disertare le urne. Sul serio». Un peso elettorale tutt'altro che trascurabile, se si consideri che fra elettori dell'Unione slovena e quelli che invece votano candidati sloveni in liste di altre forze politiche, «i voti utili oscillano fra 10mila e 16mila». Più che adeguati a far vincere o perdere l'uscente Giorgio Brandolin, per dirne una, nel collegio uninominale di Gorizia, ossia in uno dei radi arenghi maggioritari dove i Democratici possano ancora coltivare ragionevoli speranze.
IL NODO ISTITUZIONALE
Ma al di là degli esiti elettorali, resta un problema politico che assume dimensioni internazionali: La questione della minoranza slovena sta molto a cuore al Governo dei nostri vicini e in particolare al presidente dellla Repubblica di Slovenia Borut Pahor, uomo di frontiera isontina e sincero amico del Friuli Venezia Giulia, ma allergico anch'egli ai voltagabbana. D'altra parte oltre confine gli italiani non sono trattati affatto male e per loro un seggio parlamentare garantito è ormai un elemento abituale sia a Lubiana che al Sabor di Zagabria.
Maurizio Bait
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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