LA STORIA
TORINO Anche lui è un prete-coraggio, chiamato a operare in un'area

Lunedì 15 Ottobre 2018
LA STORIA TORINO Anche lui è un prete-coraggio, chiamato a operare in un'area
LA STORIA
TORINO Anche lui è un prete-coraggio, chiamato a operare in un'area di frontiera, tra la rabbia della periferia, la difficile integrazione dei migranti e i tanti nodi irrisolti della crisi economica. Tanto che, durante la scorsa brutta stagione, complice l'insidia del buio che arriva presto con tutto il suo carico di problemi aggiuntivi, il sacerdote pordenonese Michele Babuin era stato costretto a chiudere il portone principale della sua chiesa già alle 13. Troppo facile, per pusher e altri soggetti poco raccomandabili, sfruttare la situazione per fare affari in zona spacciando droga, oltre alle pasticche di vario genere. E magari arrotondando con qualche furto ai danni della cassetta delle offerte, o rubando perfino le candele, com'è successo. Adesso un nuovo inverno si sta avvicinando e lui comincia a ragionare sulle nuove necessità del suo popolo di fedeli.
PORDENONESE
Del resto, la parrocchia torinese di via Malone intitolata a Maria Regina della Pace, tra Corso Palermo e via Giulio Cesare, opera in una zona complessa e multietnica della città piemontese. Don Michele Babuin, classe 1965, di Vallenoncello (dove la mamma abita ancora), è il sacerdote chiamato ad amministrarla. Ha studiato alla Pontificia Università Gregoriana. Da ragazzo, anziché inseguire un pallone sul campetto del quartiere come i coetanei, amava suonare la fisarmonica e leggere. Poi è maturata la vocazione, nutrita attraverso gli studi romani e sfociata infine nella gestione di una chiesa complessa.
CHIUSO
Oggi a Torino cerca di dare una mano a chi ha meno, nella fatica dell'integrazione. «Purtroppo durante l'inverno - racconta il prete partito dalle rive del Noncello, da 8 anni apostolo nel quartiere di Barriera - sono stato costretto a chiudere presto i portoni della chiesa. Ma la cappella è sempre rimasta aperta». Lì l'ambiente è piccolo e controllabile. Entrando da una porticina discreta, si può pregare a ogni ora del giorno. Don Babuin e la Caritas distribuiscono mensilmente capi di vestiario e beni di soccorso, in primis il classico pacco-viveri: pane, pasta, riso, acqua, olio. «Ogni sabato - aggiunge - offriamo frutta e verdura alle famiglie che, con la crisi, non ce la fanno più. In alcuni casi paghiamo le bollette di gas ed energia elettrica, oltre a sbrigare gratuitamente le pratiche burocratiche. C'è molta gente in difficoltà, di fatto seguiamo 1200 persone. E la stanza per il doposcuola dei ragazzi d'inverno è sempre riscaldata». Nell'area gravitano 20 mila parrocchiani, 8 mila dei quali stranieri.
PROGRAMMA
Al 53enne prete naoniano la capacità d'iniziativa non manca, come pure il gusto del paradosso. In attesa di definire i piani per l'inverno, nella speranza che sia migliore di quello del 2017-18, si dedica ad altri temi pratici. A partire dalla messa. Il sacro rito, come del resto in buona parte dell'Italia, è poco frequentato? Lui risponde strizzando l'occhio: «Per consentire a tutti di venire in chiesa, siamo pronti a organizzare una speciale domenica senza scuse». Un cartello ne illustrerà le modalità. «Saranno sistemati letti in sacrestia per tutti quelli che dicono: È l'unico giorno della settimana in cui posso dormire - continua don Babuin, come un funambolo sospeso sul filo sottile dell'ironia -. Comode poltrone ospiteranno coloro che trovano scomodi i banchi, mentre un collirio sarà offerto a chi ha gli occhi affaticati dalla nottata passata di fronte alla tv. Un elmetto d'acciaio temprato verrà regalato a chi dice Se vado in chiesa può cadermi il tetto in testa. Ci saranno morbide coperte per quelli che si lamentano del caldo eccessivo e ventilatori per chi afferma invece che dentro fa troppo caldo».
PARADOSSO
Insomma, nessuno avrà scuse. «Certo - sorride -, c'è sempre un motivo per non venire. Quindi - continua l'elenco semiserio - saranno disponibili cartelle segnapunti per coloro che vogliono stilare la classifica delle persone che vanno sempre in chiesa, ma poi sono peggio degli altri. Parenti e amici verranno chiamati in soccorso delle signore che non possono, contemporaneamente, andare a messa e preparare il pranzo. Distribuiremo distintivi con la scritta Ho già dato a tutti coloro che sono preoccupati dalla questua. In una navata saranno piantati alberi e fiori per chi cerca Dio solo nella natura, mentre dottori e infermiere si dedicheranno alle persone che si ammalano sempre e soltanto nei giorni di festa». Una risata li schiaccerà, anche nella parrocchia di frontiera.
Pier Paolo Simonato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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