INDAGINE
UDINE Aprivano e chiudevano le imprese, intestate a prestanome nullatenenti,

Sabato 19 Gennaio 2019
INDAGINE
UDINE Aprivano e chiudevano le imprese, intestate a prestanome nullatenenti, omettendo il versamento delle imposte, ma continuando di fatto a svolgere la stessa attività, negli stessi stabilimenti. Sarebbe in questo modo che 10 tappezzerie operanti nel Distretto Industriale del cosiddetto Triangolo della sedia, tra San Giovanni al Natisone e Manzano, riconducibili a imprenditori di etnia cinese, avrebbero realizzato una maxi evasione fiscale portata alla luce dall'operazione Magic Box condotta dalla Guardia di Finanza di Cividale del Friuli del comando provinciale di Udine. In sei anni, dal 2013, sarebbero stati sottratti così a tassazione redditi per 24 milioni di euro; 1,1 i milioni di euro di imposte non versate e 3,1 i milioni di euro di Iva dovuta. Avviata circa un anno fa, l'indagine si è conclusa con l'esecuzione di un sequestro preventivo di beni per oltre 1,4 milioni di euro. Dodici le persone indagate.
OPERAZIONI SOSPETTE
Le indagini, condotte prima tramite accertamenti di natura fiscale e poi attraverso attività investigative coordinate dalla Procura della Repubblica di Udine, erano partite dall'attività di osservazione eseguita sul territorio dalle Fiamme Gialle e dalle segnalazioni di attività sospette presentate come previsto per legge dai funzionari di banca. A insospettire i finanzieri era stata la rapida girandola di aziende che aprivano e chiudevano negli stessi stabilimenti. Ditte individuali intestate di volta in volta a soggetti diversi, tutti cittadini di etnia cinese, che spesso, da una ditta all'altra, cambiavano veste da dipendente a imprenditore e viceversa. Nell'alternarsi delle aziende rimaneva invece sempre lo stesso il soggetto delegato a operare sui conti correnti bancari intestati alle ditte. Immutati anche beni, dipendenti e macchinari che transitavano in toto da un'azienda all'altra, operanti sempre nello stesso stabilimento.
MAGIC BOX
È in questo modo, attraverso il classico meccanismo di scatole cinesi, delle cosiddette imprese apri e chiudi, che le ditte coinvolte sarebbero state inserite in uno schema evasivo perpetrato mediante il sistematico omesso versamento delle imposte sui redditi e dell'Iva che ha permesso nel tempo la prosecuzione dell'attività con nuovi soggetti economici. Secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, come spiegato dal Comandante provinciale Colonnello Sergio Schena e dal comandante della Compagnia di Cividale del Friuli capitano Marianna Lanzilli, le ditte aprivano e chiudevano in brevissimo tempo, due o tre anni al massimo. Inizialmente presentando le dichiarazioni ma senza versare le imposte. Poi omettendo anche le dichiarazioni. Infine cedendo l'attività a terzi, per non rendersi aggredibili dal Fisco.
INDAGATI
Tra i dodici cittadini di etnia cinese indagati, residenti da tempo in Italia, tre sarebbero stati gli imprenditori che di fatto gestivano le aziende; nove i prestanome a cui erano state di volta in volta intestate le ditte. Diversi i reati a vario titolo contestati agli indagati per violazioni in materia del decreto legislativo 74 del 2000 sui reati fiscali: dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, omessa dichiarazione, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di documenti contabili e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.
SEQUESTRI
Sulla base degli elementi raccolti dalle Fiamme Gialle, la Procura ha richiesto e ottenuto dal Giudice per le indagini preliminari l'emissione di 3 provvedimenti di sequestro preventivo per un importo complessivo di 2.800.000 euro, pari alle imposte evase. E' su quella scorta che la Guardia di Finanza ha eseguito nei giorni scorsi sequestri su liquidità, immobili e beni mobili di valore per un valore complessivo di 1.430.000 euro.
Elena Viotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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