IL REPORTAGE
UDINE L'autunno certamente non aiuta, una giornata grigia di metà

Giovedì 15 Novembre 2018
IL REPORTAGE
UDINE L'autunno certamente non aiuta, una giornata grigia di metà novembre, con tanto di nebbiolina che si trasforma in una pioggia sottile che ammanta e ovatta l'atmosfera nemmeno. Le linee e le forme che negli anni del boom dell'edilizia hanno disegnato lo skyline del Villaggio del sole fanno il resto: per usare un eufemismo, non domina l'armonia, c'è un senso di rigore che ricorda le periferie di una qualsiasi città dell'ex blocco sovietico. Ma non è restando fermi alla buccia che si possono capire i problemi di un quartiere. Il bello o il brutto c'entrano relativamente, perché il Villaggio del sole che un tempo viveva quasi come un paese incastonato a mo' di enclave nel tessuto vivo della città oggi è sconnesso, silenzioso, distante dall'idea di comunità che gli anziani ricordano ancora con lucidità.
SEGNI DEL TEMPO
Una lavanderia self-service, la ferramenta che nel borgo conoscono praticamente tutti, la sede della Pro Loco che contiene l'ultima speranza di ricreare l'aggregazione che non c'è più, un bar. Poi una lunga vetrina vuota. All'interno sino a pochi anni fa c'era un alimentari. Nel tempo si era trasformato in un supermercato. Ha chiuso, e da allora nessuno si è più sognato di investire un euro su quello stabile. Ora c'è solo la polvere. Un'ortofrutta resiste in mezzo al nulla. È lo scenario di piazzale Carnia, il centro del Villaggio del sole. «Eppure qui c'era la vita», dice a voce bassa un anziano che ha appena fatto le scale per scendere da casa sua e fare due passi. Oggi il Villaggio del sole è un dormitorio: chi ci vive ci resta lo stretto necessario. I giovani si spostano verso il centro, le famiglie per fare la spesa prendono la macchina e raggiungono i centri commerciali. Spingendo lontano lo sguardo si scorge quasi il Città Fiera: fa gola, si spende bene, basta mettere in conto qualche decilitro di benzina. E così, lentamente ma neanche poi molto, il quartiere si addormenta, coricandosi su se stesso.
I PROBLEMI
Il Villaggio del sole è un reticolo di strade che si intrufolano come torrenti tra gli edifici che ospitano le case popolari. Un tempo trovare un alloggio lì, a due passi dal centro ma lontano dalle luci di via Mercatovecchio, era una fortuna, una manna dal cielo. «Ora chi può se ne va», spiegano i residenti. Attorno a piazzale Carnia non c'è un problema di sicurezza. La sera si può camminare tranquillamente, le storie di aggressioni e piccoli crimini si contano sulle dita di una mano. Il punto non è lì. Il Villaggio del sole si sta addormentando per un altro motivo. Manca il ricambio generazionale autoctono: gli anziani, che costituiscono ancora oggi la maggioranza della popolazione del quartiere, sono sempre meno, e non vengono sostituiti da udinesi in cerca di una casa. Il borgo sta diventando multietnico: domina l'immigrazione dall'Europa dell'est e dai Paesi del Centrafrica. E lo scollamento si sente. Negli ultimi anni si è verificata una concatenazione di eventi che in qualche modo hanno sfavorito la vita nel quartiere: l'arrivo di nuovi inquilini, con tradizioni e storie pregresse diverse, non favorisce la comunità di piazza; l'esplosione incontrollata dei centri commerciali ha lentamente distrutto il piccolo commercio del borgo; l'invecchiamento della popolazione autoctona, che trova sempre meno servizi, rappresenta poi l'effetto visivo primario. Al Villaggio del sole c'è bisogno anche della politica: non basta l'opera meritoria della Pro Loco, non bastano il mercato settimanale e quello bimensile delle pulci, non bastano gli studenti universitari che trovano appartamenti a basso costo. Serve un piano per trasferire in piazza eventi, incontri, appuntamenti, ma anche un altro per evitare che anche gli ultimi negozi finiscano per chiudere.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci