IL RACCONTO
UDINE Mollare tutto e partire per andare ad accudire anziani soli

Mercoledì 23 Gennaio 2019
IL RACCONTO UDINE Mollare tutto e partire per andare ad accudire anziani soli
IL RACCONTO
UDINE Mollare tutto e partire per andare ad accudire anziani soli o persone malate a chilometri di distanza da casa, in una terra straniera dove si parla una lingua diversa e anche il cibo ha un altro sapore. Una storia già sentita. E invece no. Perché protagonista, stavolta, non è una ragazza ucraina o una mamma rumena con una famiglia da mantenere, che curano i nonni del ricco Nordest e della nostra terra, ma un artista e performer friulano, che ha scelto di lasciare la nostra regione per fare il badante in Inghilterra. Ma, quando gli si chiede se si senta figlio di una nuova emigrazione, Daniele Scurti, 41 anni, risponde chiaro che «no, personalmente non la vedo così. Io l'ho fatto perché sono un vagamondo, adoro viaggiare e conoscere sulla mia pelle le cose belle che il mondo attorno a noi ci offre. Viviamo in un periodo economico, storico, politico senza precedenti. Mi sembra un peccato non farlo». Il lavoro che ha scelto, però, non è un lavoro come gli altri e, lo ammette, è «decisamente diverso» da quello che faceva prima. La fatica non gli pesa? «La fatica è quasi esclusivamente psichica - dice - e al momento non mi pesa. Il gioco vale la candela e il lavoro è molto bello», dice. E consiglia, come film di riferimento, il francese Quasi amici, che ha spopolato anche nelle sale italiane.
«Mezzo italiano, mezzo sloveno e mezzo austriaco», come si definisce scherzosamente lui, per qualche anno ha portato avanti un laboratorio di vetrate artistiche, un'attività iniziata da uno zio negli anni 80 a Nova Gorica. Ma, in regione, è conosciuto soprattutto per i legami con il mondo del bal folk (un insieme di balli popolari di diversi Paesi), una cultura che ha contribuito a diffondere anche sui social. «Sono un pioniere delle klandestine (serate di ballo improvvisate in strada ndr) in Friuli e uno dei pionieri del bal folk in regione». Fra l'altro, ha organizzato concerti anche per una rassegna in un locale ad Ajello, ha collaborato al Woodfolk di Platischis, ma è anche stato «fra i volontari del Festinval di Tramonti» oltre ad insegnare al Punto giovani di Gorizia. Un universo che sembra distante anni luce dal lavoro che ha scelto. «Sono un assistente personale, un personal assistant live in carer, terminologia importante che, tradotto in parole povere vuol dire badante. Live in significa che quando vengo assegnato ad uno dei clienti dell'agenzia per cui lavoro mi prendo cura di lui vivendoci insieme, in genere in casa sua. Io assisto persone che hanno subito danni alla spina dorsale. Possono essere di tutte le età: studenti, lavoratori, anziani sportivi. Alcuni di loro hanno una vita molto attiva e interessante», racconta. Ma come mai ha deciso di lasciare il Friuli per Londra? «È successo per caso. Avevo bisogno di un forte cambiamento nella mia vita, ed alcune esperienze che ho vissuto mi stavano già portando in questa direzione. Ho sempre viaggiato molto e conosciuto molti viaggiatori in giro per il mondo». L'agenzia per cui lavora, in Uk, «l'ho conosciuta grazie ad una vecchia amica, anche lei coraggiosa viaggiatrice, che conosceva un ragazzo che ci lavora. Passaparola quindi». La paga? «Di base si parte con 71 sterline al giorno che dopo i primi tre mesi salgono a 76». Ma a fare la differenza, in questo suo nuovo mestiere in Inghilterra, «è la facilità con cui poterlo iniziare e l'incredibile flessibilità. Non serve alcuna esperienza lavorativa e basta un diploma di scuola secondaria. Tutti i documenti e gli aspetti burocratici vengono facilitati dall'agenzia. Vitto, alloggio e trasporti durante i periodi di lavoro sono garantiti». «Ciascun Pa fornisce ed aggiorna costantemente la sua disponibilità scegliendo i propri periodi di pausa che possono durare anche mesi. Io per esempio mi trovo bene a lavorare 2-3 settimane e stare fermo una». «I periodi di pausa - prosegue - non sono pagati, ma durante si è liberi di fare ciò che si vuole. C'è chi torna a casa, c'è chi ne approfitta per viaggiare. È un lavoro che si può fare a tempo pieno o stagionale, così come può essere una valida esperienza lavorativa all'estero per studenti», dice, invitando chi volesse avere qualche informazione in più a contattarlo via mail a Liburno@gmail.com o privatamente su Facebook. Cosa vuol dire assistere una persona nella sua vita quotidiana? «Per me vuol dire immergersi in un mondo ogni volta completamente nuovo. Ogni persona è diversa! Nel mio caso, lavorando con persone non completamente autonome nel movimento, vuol dire assisterle anche negli spostamenti e in tutte quelle operazioni che non possono svolgere da sole (cucina, lavori di casa, igiene personale). Un falso pregiudizio che spesso si ha, è che bisogna essere robusti ed usare un sacco di forza fisica. Non bisogna sollevare pesi! Prima di essere assegnati l'agenzia per cui lavoro fornisce un corso gratuito di 4-5 giornate, dove vengono insegnate tutte le tecniche necessarie per lavorare in completa sicurezza e salute», racconta. Fra i colleghi, anche molti giovani. «La mia idea è di usare i numerosi periodi di pausa per viaggiare, tornare a casa, ma soprattutto per vivere l'esperienza di stare in Inghilterra. In qualche ostello o ospite da amici. La mia prima settimana di pausa sarà appunto a Londra, da amici che ho conosciuto nella rete dei balli folk». Ancora non ha deciso quanto si fermerà. «L'idea ora è di stare qualche mese, ma sono aperto a cambiamenti». Adesso non ha una base sua in Uk: «Vivo presso i clienti da cui di volta in volta lavoro. Alcuni sono vicini a Londra, altri sono in altre parti dell'Inghilterra. L'agenzia lavora in tutto il Regno Unito».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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