Corsa al Parlamento, il Pd corteggia Illy

Domenica 14 Gennaio 2018
LA SCACCHIERA
UDINE Due nomi del Pd sono blindatissimi per raggiungere il parlamento dal Friuli Venezia Giulia: sono quelli di Ettore Rosato, capogruppo alla Camera uscente, e Debora Serracchiani, presidente della Regione. Qui però finiscono le certezze granitiche in casa Dem e si entra nel terreno delle possibilità, con percentuali più o meno prossime al cento per cento. La fase è così fluida che non si può mettere la mano sul fuoco neppure sui collegi che saranno destinati a ospitare le personalità sicure di volare a Roma. Non appartiene alle certezze, ora, neppure un altro nome di spicco, quello del presidente del Consiglio Franco Iacop, originariamente destinato al Senato attraverso una candidatura da capolista al collegio proporzionale.
È l'effetto Riccardo Illy, ossia la disponibilità dell'ex presidente della Regione ad essere di nuovo protagonista nell'agone politico, lasciando però nell'indeterminatezza con quale ruolo. Da qui il succedersi in queste ore di ipotesi e contro ipotesi, parrebbe più volte ad assicurare le posizione all'interno dei Dem che a individuare la miglior allocazione per Illy. Sul quale le considerazioni divergono. C'è chi, dopo attenta lettura dei virgolettati rilasciati dall'ex presidente, insiste nel ritenere che il suo obiettivo sia oltre la Regione e il Parlamento, per un ruolo di prestigio che superi l'appartenenza partitica. C'è chi sostiene invece che, alla fine, potrebbe accettare di correre per la Camera o, meglio ancora, per il Senato «cedendo» alle proposte-richieste di un Pd anche nazionale in cerca di nomi per intercettare consensi ben oltre i confini del partito.
A diradare la nebbia dovrebbe giungere la Direzione nazionale del partito convocata dal segretario Matteo Renzi per martedì pomeriggio. In quell'occasione si definiranno le deroghe ai mandati (anche Rosato ne avrà bisogno) e i criteri per le pluricandidature (uno stesso nome può figurare in un collegio uninominale e in uno proporzionale), ma si farà anche la conta delle personalità della società civile che hanno risposto all'appello di Renzi. Intanto tra i parlamentari uscenti c'è chi insiste sulla necessità di «motivare solidamente» dal punto di vista contenutistico la scelta dei candidati. «Non si possono usare le candidature come prosecuzione del congresso Pd, pensarle cioè con il manuale Cencelli piuttosto che per il bene comune», ragiona per esempio il deputato udinese uscente Paolo Coppola, che si è rimesso a disposizione del partito per ritornare a Roma «e continuare a lavorare sul piano per la digitalizzazione del Paese».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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