Concorrenza sleale aziende sotto assedio

Domenica 20 Gennaio 2019
IL CASO
UDINE Complimenti e gratitudine per le istituzioni, in questo caso la Guardia di finanza, che ha stroncato una concorrenza sleale nel manzanese operata da alcune tappezzerie riconducibili a 12 persone di cui 11 cinesi e un locale che erano riuscite a imporsi sul mercato con prezzi super concorrenziali. Ruotano attorno a questi termini le prime considerazioni di due rappresentanti di importanti categorie economiche friulane, il presidente di Confartigianato Udine Graziano Tilatti e il presidente di Confcommercio Fvg e presidente della Camera di commercio Pordenone Udine, Giovanni Da Pozzo. In un' epoca storica in cui per restare sul mercato offrendo innovazione, qualità e rispetto delle regole richiede impegno ed energie importanti agli imprenditori, «tutte le azioni che stroncano comportamenti in grado di sregolare l'economia sono benvenuti, a prescindere dalla nazionalità degli imprenditori», considera Da Pozzo, secondo il quale il caso intercettato dalla Guardia di finanza in questa occasione «non è certamente l'unico, ma non credo sia nemmeno uno dei tanti». Quel che è certo, aggiunge il presidente di Confcommercio è che «quegli strumenti utilizzati per evadere il fisco possono essere utilizzati da chiunque in un'economia globalizzata nella quale siamo pienamente immersi, che va veloce e in cui l'eticità non è più il valore fondante che è sempre stato per le aziende del nostro territorio». Una constatazione da cui Da Pozzo trae lo stimolo per lanciare un input atto a far crescere presidi diffusi contro le irregolarità e che abbiano come protagonisti tutti gli attori presenti su un territorio. «Sta anche a noi considera il presidente essere vicini agli organi di controllo, segnalando la percezione di irregolarità. Il territorio friulano si presta, per altro, a essere facilmente controllabile. Si tratta di sviluppare una responsabilità collettiva a supporto di un sistema economico regolare e rispettoso delle leggi». Positiva anche la reazione del presidente di Confartigianato, Tilatti, per un'operazione che «ripristina percorsi leciti di lavoro e stronca condizioni che vanificano e distruggono l'impegno delle tante imprese che lavorano nel rispetto delle regole». Quanto all'eventualità di nuove norme o regole per impedire forme di concorrenza sleale come quelle emerse, Tilatti frena, poiché «leggi e strumenti per controllarne l'applicazione esistono già e sono molti. Ciò che possiamo auspicare, come per altro l'indagine testimonia, è che i controlli si esercitino con la stessa tempestività e assiduità su tutte le imprese, quelle con proprietà autoctona e quelle espressioni di proprietà estere, anche se su queste le indagini possono risultare più complesse». Difficile, invece, secondo Tilatti che la nuova norma entrata in vigore a gennaio, l'obbligo di fatturazione elettronica, possa fungere da deterrente per comportamenti come quelli che sarebbero stati messi in atto nel caso scoperto dalla Guardia di finanza. «Si tratta di nuovi strumenti tecnologici che aggravano le imprese che già rispettano ogni norma», considera, scettico che possa incidere invece su comportamenti scorretti di società che hanno sede all'estero. Rispetto a tali società, poi, resta l'interrogativo sulla possibilità di recupero delle eventuali violazioni, soprattutto se in presenza di realtà con capitale sociale esiguo. Concorda su una strumentazione già importante per i controlli anche Da Pozzo. «I mezzi di controllo ci sono e sono ampi afferma -, prova ne sia che quando sono applicati in qualsiasi materia da quella finanziaria alla sicurezza sul lavoro danno risultati. È chiaro che più è diffusa l'economia irregolare più è difficile il controllo». Per questo, ribadisce concludendo, «se la comunità nel suo insieme si rende parte attiva nell'intercettare segnali non chiari, ciò può aiutare gli interventi e la loro tempestività».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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