Centro per salvare i minori allo sbando

Sabato 20 Ottobre 2018
IL CASO
UDINE Un centro per salvare i ragazzi allo sbando. Quelli che oggi bighellonano senza meta in città o che, peggio, restano fuori di casa per giorni o cercano lo sballo nei bagni di una stazione delle corriere. Il caso della sedicenne morta per una sospetta overdose su cui stanno indagando gli inquirenti ha scoperchiato un problema che gli addetti ai lavori conoscono da tempo. E la Caritas diocesana di Udine ha pronto un progetto, che ha ricevuto già un finanziamento dalla Fondazione Friuli, per offrire ai ragazzi a rischio qualcosa a cui aggrapparsi per non affondare. Uno spazio tutto loro, a due passi dai luoghi dello sballo di borgo stazione, dove sperimentarsi come inventori, suonare, realizzare video.
IL PROGETTO
Come spiega Manuela Celotti, referente dell'Osservatorio povertà e risorse dell'ente diocesano, l'idea era nata ben prima della tragedia che si è consumata in stazione. «Il progetto è nato da una riflessione che abbiamo fatto confrontandoci con i servizi sociali e al nostro interno con il gruppo di operatori che fa l'équipe di contatto. Nei vari monitoraggi sul territorio più volte viene rilevata la presenza di adolescenti o pre-adolescenti che passano le giornate in stazione e nelle zone limitrofe e a volte restano anche più giorni fuori casa. Il tema era proprio agganciarli». E offrire loro un'alternativa. «Ci sono esperienze positive, le Officine giovani (servizio ora sospeso ndr) erano un esempio, dove i ragazzi possono trascorrere il tempo in modo diverso. Ma per chi ha avuto la sfortuna di intraprendere un percorso di deriva sociale e si sta avvicinando al mondo della devianza e della marginalità non esistono veri e propri servizi. Anche gli assistenti sociali raccontano di una grandissima difficoltà ad agganciarli». Da qui l'idea di «potenziare l'esperienza dell'unità di strada in termini di aggancio degli adolescenti e dei preadolescenti a rischio nei luoghi in cui stanno quando non sono a casa o a scuola, per costruire un rapporto di fiducia e riuscire, nel tempo, a portarli a fare esperienze diverse».
IL CENTRO
Da qui l'idea del centro. «Stavamo pensando di valorizzare lo spazio di proprietà della Caritas in via Rivis: l'ipotesi è quella di creare dei laboratori innovativi destinati ai minori agganciati sul territorio, per creare dei percorsi positivi. Un progetto nuovo per rispondere ad un bisogno rilevato in città, a maggior ragione alla luce dei recenti fatti di cronaca, che hanno portato in evidenza un fenomeno che c'è da anni ma di solito resta sommerso». I primi fondi ci sono già: «Abbiamo chiesto un finanziamento anche alla Fondazione Friuli, che ci è stato riconosciuto e, per la parte a carico nostro, abbiamo presentato un progetto anche sull'8 per mille e stiamo aspettando l'esito. Abbiamo anche una lettera di adesione del distretto sanitario». I tempi? «Siamo già con i ferri in acqua. Partiremo nel 2019. Dobbiamo strutturare la parte dei laboratori e costruirla con il territorio. Abbiamo pensato ad un laboratorio di giochi di ruolo, che vanno molto fra i giovani, a una sala attrezzata per suonare, a una specie di fablab per mettere insieme competenze artigianali e informatiche, creando cose nuove: un'attività da piccolo inventore.E un laboratorio multimediale, per creare dei video».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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