Buoni pasto e permessi, lavoratori sul piede di guerra

Giovedì 21 Marzo 2019
LA POLEMICA
UDINE «È il Far West delle norme». O meglio, delle loro interpretazioni. Per questo, la Cisal Enti locali Fvg ha scritto una lettera aperta, indirizzata al presidente della Regione Fedriga, ai prefetti e agli assessori regionali Roberti e Callari, oltre che a tutti i 250 enti e ai 14mila lavoratori del comparto unico, per segnalare «il mancato rispetto delle norme contrattuali, giuridiche ed economiche», che sta scatenando il «caos», a detta del sindacato. Che, se non si troverà una soluzione, è pronto a «proclamare lo stato di agitazione di tutti i lavoratori del Comparto». Nel testo, come spiega Beppino Michele Fabris, c'è «la lista della spesa» delle indennità che non verrebbero corrisposte o dei compensi che sarebbero pagati in modo non corretto, dopo la firma del contratto ad ottobre scorso. Dalla produttività alla reperibilità, dalle maggiorazioni agli straordinari. «Chiediamo che mandino una circolare perché tutti gli enti si comportino nello stesso modo. Invece, oggi, c'è gente che ancora non ha ricevuto l'erogazione della produttività, in alcuni casi dal 2016 - nota Fabris -. Sui buoni pasto, poi, ognuno fa come crede: c'è una legge nazionale, ma ci sono Comuni che non la applicano. Vogliamo parlare dei festivi infrasettimanali? Il contratto prevede che venga recuperato o pagato, invece qui può essere solo recuperato. Poi, c'è il problema dei permessi retribuiti per visite specialistiche o terapie». Un quadro «a macchia di leopardo», che, secondo il sindacalista, crea «molti disagi ai lavoratori». La Cisal rivendica anche la convocazione per i contratti decentrati: «Dovevano convocarci entro il 15 dicembre, invece ancora non ci hanno chiamato. E non abbiamo ricevuto neanche l'invito per discutere della riforma della Polizia locale. Se non ci convocheranno in tempi congrui, scatterà la mobilitazione».
Ma l'assessore alla Funzione pubblica Sebastiano Callari allarga l'orizzonte. E fa sapere che «dopo aver letto ne abbiamo parlato stamattina (ieri ndr) con il direttore centrale, che la prossima settimana convocherà i tecnici dei vari Comuni coinvolti e poi valuteranno quali interpretazioni hanno dato. Questo riguarda soprattutto gli enti che non hanno portato a casa la contrattazione decentrata. Purtroppo, molti non si sono adeguatamente informati su questo aspetto. Il problema è nato da una norma nazionale che imponeva di fare la contrattazione decentrata sulla base della spesa di chiusura del bilancio 2016, per cui non potevano spendere più di quell'anno. Ma, in legge di stabilità, in via di interpretazione autentica, d'intesa con il Mef abbiamo stabilito che quei limiti di spesa da parte degli enti locali possono essere superati in virtù dei risparmi fatti con l'eliminazione delle Province, in tutto 14 milioni risparmiati. Ma alcuni enti non si sono ancora adeguati: la prossima settimana il direttore centrale valuterà quali sono i problemi». Quanto alle criticità segnalate dalla Cisal, Callari rileva che «da parte del sindacato autonomo c'è stata una posizione che non è quella dei confederali, che parla di stato di agitazione senza aver probabilmente chiarito questi aspetti di cui ci siamo occupati. Se poi ci sono enti che non hanno ancor bene interpretato, valuteremo. Purtroppo in Italia le leggi hanno sempre lo svantaggio di avere interpretazioni difformi».
Cdm
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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