Si fingono escort e ricattano un 60enne

Giovedì 22 Marzo 2018
IL CASO
TREVISO «Ti prego smettila, mi stai rovinando». È la supplica di un 60enne di Treviso, sposato con figli, rivolta a quella che pensava essere una escort che, dopo averlo agganciato su un sito per annunci e avergli chiesto foto intime, aveva iniziato a ricattarlo. «Paga o mandiamo quello foto a tua moglie e alla tua famiglia» era stata la minaccia che ha fruttato in 15 giorni 3.300 euro sotto forma di tre ricariche di una carta Postepay. Dall'altra parte della chat c'erano in realtà un uomo e una donna residenti a Capaccio, in provincia di Salerno, Vincenzo Mercedes di 37 anni e Antonietta Lauri di 33, finiti in manette il 26 maggio del 2017 con l'accusa di estorsione. Agli arresti domiciliari, i due si sono visti trasferire il procedimento penale da Salerno a Treviso. Ma ieri il giudice Michele Vitale ha dichiarato, su istanza della difesa dei due, la non competenza territoriale del tribunale trevigiano, rispedendo gli atti alla Procura campana. Alla base del le decisione ci sarebbe una interpretazione giurisprudenziale che fa riferimento ad una precedente sentenza del Tribunale di Perugia che stabiliva come in caso di estorsione avvenuta attraverso il trasferimento di somme denaro per via elettronica a essere competente è il Tribunale del luogo in cui il denaro viene ricevuto. La vicenda risale all'autunno del 2016. Secondo le indagine condotte dai magistrati campani Vincenzo Mercedes e Antonietta Lauri si sarebbero finti delle escort napoletane, trucchetto con cui adescavano uomini su siti di incontri per adulti. Poi, come successo al 60enne trevigiano, si facevano mandare foto degli organi genitali dei maschi accalappiati e a quel punto partiva il ricatto. L'uomo, esasperato, si è quindi fatto coraggio ed è andato a denunciare i fatti ai carabinieri di Treviso.
De.Bar
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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