Prima condanna per Luca Furlan Il pm: «Mancata la rete sociale»

Sabato 17 Febbraio 2018
IL CASO
VITTORIO VENETO Il processo conclusosi ieri è iniziato quando Elda Tandura era già morta. Luca Furlan è stato condannato a un anno e 10 mesi di reclusione per lesioni e tentata estorsione nei confronti dell'ex insegnante 66enne, fatti che sono avvenuti un anno prima della tragedia accaduta lo scorso fine settembre, quella serata di discussioni conclusasi con la donna che cade a terra, sbatte la testa sul pavimento della cucina e muore dopo trenta giorni in ospedale. Tante sono le domande. Ad esempio: quelle continue discussioni che finivano in zuffa, riportate anche dai vicini di casa della Tandura e che sovente si sono concluse solo con l'intervento delle forze di polizia, non dovevano suonare come un campanello d'allarme? Le numerose denunce della donna nei confronti del 47enne, pur di fronte ai tanti ritiri di querela come quando la Tandura si presentò per cambiare versione il giorno stesso dell'apertura di un procedimento davanti al giudice di pace, non avrebbero dovuto indurre l'autorità giudiziaria ad agire nei confronti di Furlan, magari impedendogli di avvicinarsi all'ex insegnante?
I SERVIZI SOCIALI
Per il Procuratore capo della Repubblica di Treviso Michele Dalla Costa «non c'erano i presupposti di legge per intervenire su Furlan con una misura cautelare». «Il nostro - incalza il procuratore di Treviso dalla Costa - è un ufficio che quando esamina un caso verifica sempre tutte le circostanze e gli eventuali precedenti. Ma in quelle condizioni non era possibile agire nei confronti di Furlan con una misura cautelare. Piuttosto mi pare che siamo di fronte al fatto che la rete dei servizi sociali, in questo territorio come anche in qualsiasi altra parte del nostro Paese, purtroppo non funziona come dovrebbe. Questa è la storia di due persone, la vittima ma anche l'indagato, in condizioni di marginalità e di problematicità tali da dover per forza rientrare nel radar del sociale. Così non è stato».
IL COMUNE DI VITTORIO
Eppure i servizi sociali del Comune di Vittorio Veneto avevano relazionato da tempo l'autorità giudiziaria sulla situazione che stava vivendo la Tandura, ostaggio di quel legame malato e distruttivo con Furlan. «Gli operatori - conferma il sindaco di Vittorio Veneto Riccardo Tonon - hanno informato la Procura e le forze di pubblica sicurezza su quello che stava succedendo. C'erano i racconti e le denunce della donna e molte circostanze venivano confermate anche dai vicini. Ma io non so quello che poi è stato fatto». «Non si è mosso neppure l'amministratore di sostegno - attacca l'avvocato Alessandra Nava, difensore del 47enne che ora è a piede libero a Preganziol dove vive in casa con la madre - la persona deputata a tenere la situazione della Tandura sotto controllo. Prendeva farmaci per la sua condizione psichica e beveva molto ma soprattutto era lasciata da sola, quando invece avrebbe dovuto essere seguita, magari messa in una comunità». Per la Procura di Treviso responsabile della morte di Elda Tandura è Luca Furlan. Il sostituto procuratore Mara De Donà lo ha infatti indagato per omicidio preterintenzionale. Secondo l'autopsia la caduta della donna sarebbe stata causata da una spinta dal davanti, per il magistrato che indaga sui fatti a compiere quel gesto sarebbe stato il 47enne. «Uno così se resta in libertà magari va vivere con qualcun altro. Magari ci scappa un altro morto. E' pericoloso, anche alla luce della sua dipendenza dal bere» ha detto il giudice Mascolo subito dopo l'annullamento della sua ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte del Tribunale del Riesame. Invece Furlan è libero, fuori dal controllo di qualsiasi struttura.
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci