Pellegrinaggio social per l'ultima mozza dalla Gigia

Giovedì 13 Dicembre 2018
Pellegrinaggio social per l'ultima mozza dalla Gigia
LA MOBILITAZIONE
TREVISO Un vero e proprio addio, per dire: grazie ragazzi per aver cresciuto due generazioni di trevigiani. Ecco il senso del pellegrinaggio che è stato organizzato per sabato 22 dicembre alle 18 all'Osteria alla Gigia con l'evento Facebook Andare ad abbracciare Alessandro e Ovidio della Gigia. Dentro quel locale sono passati tutti: e le storie delle prime uscite, dei primi amorazzi, delle prime delusioni, hanno il fondale inconfondibile di una mozza in carrozza e di una cedrata. Ecco perché 1239 persone hanno risposto fino ad ora: presente. A Parigi tutta la bohème è cresciuta nei caffè e nei bistrot, vere università a cielo aperto. Lo spirito veneto è più incline alla bollicina: e sono proprio le osterie trevigiane i luoghi del cuore di molti ex ragazzi del centro, santuario di immarcescibile nostalgia. Si crede sempre che quel sorriso dietro al bancone sia eterno ma non è così. Tutto ha una fine, ma conta anche il modo in cui ci si dice addio.
IMBARAZZO
Però i gestori sono in imbarazzo. «Non ci piace tanto questa cosa, perché sembra un funerale -spiega Ovidio Valiera- invece noi vorremmo che la Gigia continuasse a vivere». Il battage di questi giorni qualche effetto positivo l'ha sortito. «Ci hanno chiamato in molti, interessati a rilevare il locale. Abbiamo una settimana di appuntamenti». I gestori ribadiscono il grazie per l'affetto dei trevigiani. «Ma è davvero troppo, il nostro è un lavoro come un altro. Non riteniamo di essere così importanti né tantomeno famosi». Fanno i modesti. E c'è anche un po' di amarezza nel chiudere una parte fondamentale della loro vita. In fondo, quando, nel 1982 avevano acquistato l'osteria a due passi da piazza dei Signori l'avevano pagata una cifra pari al prezzo di 4 automobili. Oggi il valore, non solo economico ma soprattutto simbolico, di un posto come La Gigia è inestimabile. Ci lavorano sei persone (compresi i titolari) con turni che raggiungono spesso le 12 ore. Necessarie a sfamare intere generazioni di trevigiani con mozzarelle in carrozza, tramezzini e fortaje coa segoa.
NIENTE FUNERALI
Gobbo e Valera però ci credono sempre più di più: la Gigia non morirà. «Purtroppo non possiamo imporre a nessuno di mantenere il locale così -ammette Alessandro (in foto)- ma l'auspicio è quello. Io e Ovidio abbiamo deciso di pensare più alle nostre vite. Qui dentro ci passiamo tante ore, sei giorni su sette. E ora di riposarci un po'». Ma questa piccolissima osteria di vicolo Barberia ha anche avuto clienti illustri, come Paolo Villaggio, ricorda ancora Alessandro: «Stava lavorando a Venezia e lo hanno portato qui, per fargli assaggiare qualche specialità trevigiana. Mi ricordo che si sedette su quella panchetta (accanto alla vetrina). C'era gente e dopo di lui entrò un nostro cliente abituale, un signore anziano che si sedeva sempre nel posto occupato da Villaggio. Gli chiesi se poteva fargli posto e Villaggio, con grande gentilezza si spostò. Quel signore ne fu talmente impressionato che lo raccontò a chiunque per giorni». Anche Paolo Fratter, notissimo volto Sky, ha dato corpo alla sua saudade trevigiana citando proprio la Gigia. Passaggi illustri e minuti: avventori vip e clienti comuni. Ma alla Gigia tutti si sono sentiti speciali. E per questo un commiato natalizio è d'obbligo. (ef)
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