Oro africano: messa alla prova per due indagati

Venerdì 19 Ottobre 2018
L'INCHIESTA
TREVISO Due rinvii a giudizio per truffa aggravata e reati fallimentari e fiscali, un rinvio a giudizio per truffa e due posizioni ancora da definire. Resta da definire quanti dei cinque indagati per lo scandalo del cosiddetto oro africano finiranno a processo dopo che ieri il gip Bruno Casciarri ha deciso un rinvio dell'udienza preliminare stralciando la posizione di due dei coinvolti che avevano chiesto la messa alla prova sulla base dell'intenzione di risarcire i truffati.
Si tratta di Paola Dotto e del marito di questa Giuseppe Favaro. La prima è sorella di Stefano Dotto, il promotore finanziario rinviato a giudizio lo scorso marzo per truffa aggravata, bancarotta preferenziale e documentale e reati finanziari. Secondo Gabriella Cama, il sostituto procuratore che ha coordinato le indagini, tra il 2012 e il 2014 Dotto avrebbe convinto decine e decine di persone ad affidargli risparmi presentandosi come legale rappresentante di una società con sede all'estero che raccoglieva fondi per finanziare diversi progetti tra cui operazioni che avrebbero dovuto avere come oggetto oro dalla Guinea che, immesso nel mercato svizzero, si sarebbe trasformato in lingotti capaci di generare ricavi anche pari al 48 per cento netto annuo. Ma questi rendimenti non sono mai arrivati. Svaniti, come i soldi che erano stati spesi per comprarli, quasi 3 milioni di euro, dai tanti che sarebbero caduti in quella che il pubblico ministero ritiene sia stata in realtà una trappola ben congegnata da Dotto, dall'altro presunto rappresentante legale della società finanziaria fantasma, il padovano Enzo dalle Fratte che avrebbe svolto il ruolo di procacciatore di clienti e che è stato rinviato a giudizio per gli stessi reati di Dotto e da un ulteriore promotore finanziario, il trevigiano Federico Zanin, che andrà a processo davanti al giudice monocratico per truffa.
Le posizioni di Paola Dotto e del marito erano state stralciate dal gip: hanno promesso di risarcire le vittime, chiesto di essere ammessi alla messa alla prova, ma finora non avrebbero preso contatto con strutture dei servizi sociali per identificare le attività che dovrebbero rappresentare l'oggetto della loro messa alla prova. Ieri il gip Casciarri ha i rinviato l'ultima tranche dell'udienza preliminare al prossimo 10 novembre per analizzare la loro situazione. Se entro quella i risarcimenti non ci saranno stati, per i due il beneficio della messa alla prova non potrà essere accordato e quindi scatterebbe il rinvio a giudizio.
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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