Malaria, dieci casi in pochi giorni

Mercoledì 26 Settembre 2018
Malaria, dieci casi in pochi giorni
L'EMERGENZA
TREVISO Negli ultimi giorni l'unità di Malattie infettive del Ca' Foncello ha diagnosticato la malaria a dieci persone. Su due di queste in forma grave, anche se per fortuna non sono in pericolo di vita. Si è arrivati praticamente a un terzo del totale dei casi registrati in un anno nella Marca, ma non c'è un'epidemia.
I VIAGGI
Tutti i pazienti ricoverati in ospedale si sono sentiti male dopo essere rientrati da un viaggio in paesi esotici. A partire dall'Africa. Si sono rivolti al pronto soccorso con febbre elevata, vomito e diarrea. I sintomi classici che generalmente emergono una settimana dopo la puntura da parte di una zanzara infetta. Inizialmente si può pensare a una sindrome influenzale. Ma al Ca' Foncello sono particolarmente attenti a individuare malattie come la malaria. Soprattutto in questo periodo. «Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone tornate dall'Africa spiega Pier Giorgio Scotton, primario di Malattie infettive ad ammalarsi sono spesso africani che vivono qui e che tornano a trovare i familiari nel periodo di vacanza. Così come, in misura minore, lavoratori italiani che siccome stanno in Africa per periodi lunghi non fanno la profilassi, perché si avventurano a fare i medici di sé stessi». Una disattenzione molto rischiosa: la profilassi, infatti, garantisce protezione anche sul lungo termine.
LE PRECAUZIONI
«Il rischio zero è difficilmente raggiungibile mette in chiaro Scotton ma se le persone seguissero tutte le raccomandazioni ci si avvicinerebbe allo zero. Nella Marca non ci sono reali rischi di contagio, perché le nostre zanzare non sono adatte a tramettere gli agenti patogeni in questione. Anche se è ancora nella mente di tutti il caso di Sofia Zago, la piccola di quattro anni, figlia di Marco, villorbese spostatosi a Trento, morta giusto un anno fa di malaria, dopo il trasferimento d'urgenza nell'ospedale di Brescia, su cui sta ancora indagando la magistratura. La malattia ha quattro varianti. La forma più grave è la cosiddetta terzana maligna, scatenata dall'agente Plasmodium falciparum. Se non curata a dovere, può svilupparsi in una forma cerebrale, portare al coma e poi alla morte. «In casi del genere è meglio tenere il paziente ricoverato in osservazione per almeno 48 ore, perché potrebbe avere evoluzioni imprevedibili chiarisce il primario mentre le forme benigne possono anche essere trattate ambulatorialmente. L'importante è riconoscere la malattia in tempo. Ci sono farmaci nuovi che hanno un'ottima efficacia». Di seguito ci sono altri medicinali che servono per cancellare l'infezione ed evitare così recidive, problemi cardiaci e renali.
L'ALTRO ALLARME
Nel frattempo non si smorza l'allerta Febbre del Nilo. In questo caso sono le zanzare comuni che volano alle nostre latitudini a trasmettere il virus di origine tropicale, ma ormai endogeno nella Marca. Fino ad ora sono stati registrati 43 casi, tra confermati e probabili. Sei persone hanno sviluppato una malattia neuro-invasiva. E purtroppo si sono contati due decessi. L'attenzione è ancora altissima.
IN LABORATORIO
Basti pensare che in queste ore i laboratori della Microbiologia del Ca' Foncello sono impegnati a valutare altri trenta casi sospetti. «Il periodo di attenzione per il West Nile non è ancora terminato conclude Scotton pare che da giovedì torni un po' di caldo. Questo potrebbe favorire ulteriormente la proliferazione delle zanzare. Di solito la stagione indicata per le febbri estive arriva fino ai primi di novembre. Bisognerà prestare attenzione alla diffusione del virus almeno per tutto il mese di ottobre». Solo riducendo il numero di zanzare si può ridurre il rischio di nuovi contagi. Questo virus della Febbre del Nilo viene trasmesso all'uomo proprio dagli insetti. Mentre non si trasmette da persona a persona, tramite il contatto.
Mauro Favaro
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