In 70 contro la mozione anti aborto: «Va ritirata subito»

Venerdì 22 Febbraio 2019
LA PROTESTA
TREVISO La sospensione della mozione Zanini non è stata ritenuta una misura sufficiente. L'avevano promesso e l'hanno fatto. Opposizione, associazioni femminili capeggiate da Django e Non una di meno e tante private cittadine si sono ritrovate ieri nel tardo pomeriggio di fronte al Municipio per scandire ad una voce: «la mozione va ritirata». Settanta donne, dodici agenti delle forze dell'ordine, manifesti indirizzati all'ex assessore attuale consigliere comunale, un megafono e tanta voglia di gridare la propria indignazione.
L'ACCUSA
«Caro consigliere Zanini, ce ne vuole per superare da destra il vostro governo e Pillon, eppure siete riusciti ad essere ancora più abominevole del solito - urla Melania Pavan del collettivo femminile - sui nostri corpi decidiamo noi, non lui, non lo Stato e nemmeno Dio». Ecco la sintesi dell'appello pubblico alle donne trevigiane per una mobilitazione nel segno di «Zanini, giù le mani dai nostri corpi». Una media anagrafica sui 50 anni e una protesta forse depotenziata dal congelamento della mozione però. « Una legge esiste già - afferma Stefano Pelloni, capogruppo Pd - se ci vogliamo occupare di consultori e vogliamo ridefinire le regole, stralciamo insieme una mozione in nessun punto condivisibile e ripartiamo da zero. Credo che il sindaco su questo non sia in disaccordo». Quanto alla possibilità di ripresentare il testo mettendo mano alle premesse però la posizione è compatta: «Non se ne parla - è chiaro Pelloni - nelle conclusioni si chiede al sindaco di invitare le associazioni por-life ai tavoli. Questo è inaccettabile».
UNITI
I numeri non sono fluviali, ma contro la mozione Zanini tutta l'opposizione è ferma e compatta. «Con noi anche una parte della maggioranza- conclude il capogruppo Pd - quando Zanini dice che la mozione è stata condivisa con la maggioranza, e il sindaco dice non ne sapeva niente, mi viene da chiedere: ma il sindaco di questa città è Conte o Barbisan?». Intanto le donne al megafono contestano la proposta di implementazione dei programmi scolastici per preservare le nuove generazioni dal rischio di abortire: «Ma la scuola deve continuare ad essere laica - aggiunge Antonella Tocchetto - e ha bisogno di fondi per l'edilizia scolastica non per seminari su come il sesso, il gender e l'interruzione volontaria di gravidanza siano il male». Dalle finestre di Ca' Sugana, le tende stanno a guardare: «Non abbiamo invitato il sindaco - aggiunge Michela Nieri - la mozione va cancellata, è offensiva. In caso si possono aiutare quelle madri che ricorrono alla 194 per problemi economici. Nessuno di noi è pro-aborto, ma ogni donna ha la facoltà di scegliere».
Elena Filini
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