Il tanga di Marica simbolo globale

Domenica 18 Novembre 2018
IL FENOMENO
TREVISO «Mi hanno subito contattato per chiedermi la liberatoria per stampare magliette con la mia vignetta. Sono assolutamente contraria a lucrare su questa immagine. È una forma di sciacallaggio che non mi appartiene». È diventata l'icona del femminismo ai tempi di Instagram Marica Zottino, illustratrice 37enne e autrice del perizoma a pizzo diventato bandiera. Una celebrità che comincia a starle scomoda. Se non fosse che tante donne mi ringraziano in privato e mi chiedono di poter usare come immagine di profilo la mia vignetta. E questo mi onora».
IL VIDEO DI AL JAZEERA
Il video di AJ+, l'emittente web di Al Jazeera è stato mandato in onda la notte di venerdì e ha fatto il giro del mondo. 90 secondi di cronaca e indignazione e un'immagine ormai diventata virale. È la vignetta di Marica Zottino: il vessillo di una femminilità che non può essere interpretata come concessione. Poi ieri mattina Oregon live, quotidiano statunitense, Cosmopolitan france, Aufemminin (portale francese di attualità) Abc.es, quotidiano spagnolo hanno messo in prima pagina la vignetta dell'illustratrice trevigiana. Ormai quel fondo rosa in cui una mano regge con fierezza la bandiera con tanga rimbalza ovunque. Potere e miracolo della rete. «Ma a farci soldi su questo non ci penso neppure -ribadisce Marica- è stato un gesto di indignazione spontanea. E tale resterà». Un disegno nato in solitudine, sull'onda di un grande disagio emotivo. «Non sono un'attivista, non mi sono mai occupata di sociale». Ma dopo la sentenza di Cork in Irlanda, che ha prosciolto dall'accusa di stupro un uomo di 27 anni usando come prova a discolpa la biancheria intima indossata dalla vittima 17enne, ha sentito la necessità di dare forma alla sua rabbia. E creato la sua personalissima eccezione alla regola. Si è sentita come Ruth Coppinger, la deputata socialista che ha portato quel tanga di pizzo è finito in Parlamento coniando l'hastag #thisisnotConsent (questo non è dare il consenso). E come le donne irlandesi che hanno fatto esplodere la protesta nelle strade. E come tutte le altre che, in ogni parte del mondo, hanno aperto i propri cassetti estraendone della biancheria intima. Marica ha fatto, forse inconsapevolmente, qualcosa in più. Ha dato corpo al disagio di milioni di donne. Oggi la nuova icona di #thisisnotConsent porta la sua firma.
IL PERCORSO
Nata a Jesolo, una laurea in disegno industriale allo Iuav, esperienze nella moda per il disegno di tessuti e di orologi, Marica ha trovato casa e strada lavorativa a Treviso. Lavora in uno spazio di co-working in via Roggia e si occupa soprattutto di colouring per adulti. «Un mondo in grande espansione: tutti pensiamo che i libri da colorare siano una cosa che ha come target l'infanzia, ma non è così. Creare per gli adulti è impegnativo ma dà grandi soddisfazioni». Una dura vita da partita Iva, la sua. «Ma lavoro nello spazio dello studio Radici, un luogo in cui sto davvero bene. E, dopo aver collaborato per studi di architettura, ho trovato l'indirizzo giusto». Si occupa ancora di creare pattern per tessuti, ma il colouring è la sua vera cifra. «Lavoro molto per case francesi, ma devo dire che questa tecnica si sta sviluppando anche in Italia». Ora deve gestire un'improvvisa celebrità. «Sono felice che la mia immagine abbia rappresentato il modo di sentire di tante persone. Se la mia rabbia è quella di tante altre donne, forse abbiamo la speranza di cambiare le cose. Ripeto, non sono una femminista, sono una donna normale. Ma un no è un no». L'ultima cosa che desidera è che questa avventura venga sporcata dal denaro. «Non mi interessano i soldi- conclude Marica -. Potrei cedere l'immagine solo ad un'associazione che si occupi di maltrattamenti».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci