Enoteca aperta: «Lui lo avrebbe voluto»

Lunedì 24 Settembre 2018
Enoteca aperta: «Lui lo avrebbe voluto»
IL LUTTO
TREVIGNANO Enoteca aperta con il lutto nel cuore: «Nostro padre avrebbe voluto così». Dopo la morte di Giorgio Schiavon, avvenuta sabato nel tardo pomeriggio, i figli Vania, Giuseppe e Francesco, oltre alla moglie Elvira, non hanno avuto dubbi: il loro locale di via Contrada a Falzè doveva rimanere aperto. E lì non solo è stata accolta a braccia aperte la gente che già aveva prenotato, ma sono arrivati anche tutti coloro che hanno voluto salutare la famiglia. In nome di Giorgio. Intanto è stato fissato il funerale: mercoledì alle 15,30 a Falzè di Trevignano, mentre il rosario sarà recitato domani alle 20.
LA LEZIONE DI VITA
«Il papà ha abituato anche noi a quella che era la sua convinzione - spiega Francesco, il più giovane dei figli - prima il cliente e poi noi stessi. Per questo era amato da tutti. E il nostro sangue è lo stesso. Sabato sera, chi aveva prenotato stava già parcheggiando. Come avremmo potuto chiudere? Abbiamo inoltre scelto di impegnarci nel lavoro per non pensare troppo». Poi ricorda quel papà dal cuore grande, nato in osteria, con una passione sfrenata per il mondo del vino. «Sommelier dagli anni 70 - continua Francesco - ha imbottigliato lui di persona il prosecco, fino a questa primavera. Lo ha comprato per sessant'anni dalla stessa cantina di Vidor». E i ricordi si susseguono: «In settembre io e mia sorella abbiamo festeggiato il compleanno. Quel giorno ci ha detto: La prossima volta fate un brindisi alla mia salute». E proprio questa è l'immagine di Giorgio Schiavon che traspare dagli innumerevoli ricordi dei Trevignanesi.
I COMMENTI
Commovente Chiara Casarin, che con la nota vena poetica lo ha ben dipinto: Oste, anfitrione, mescitore di vino, sorrisi e racconti - gli ha scritto - Hai saputo condividere, partecipare ed accompagnare un pezzetto della vita di ognuno di noi. Buon viaggio in quella vigna lassù. Ai tuoi figli, tedofori della tua cucina, a donna Elvira, vestale della tua cantina il nostro abbraccio. Ma anche il vicesindaco Dimitri Feltrin ben ha reso gli aspetti più significativi: Ci sono persone che, vivendo, lasciano il segno - è il suo pensiero - Ci sono persone che sanno farsi volere bene, perché a loro volta sanno volere bene. Ci sono persone che, affondando in profondità le proprie radici nella propria comunità, riescono a far crescere qualcosa che continuerà ad esistere anche dopo di loro. Ci sono persone che hanno il carisma per diventare, di per sé, delle istituzioni. Giorgio Schiavon era una di queste persone.
LA COMUNITÀ
Altri compaesani ne hanno dipinto in modo forse più semplice, ma non meno significativo, il messaggio: Giorgio Schiavon è stato rappresentato con una delle espressioni tipiche, quelle con cui esprimeva il desiderio che il cliente avesse il vino, che non mancasse mai in tavola: «I beve poc... staghe drio! Portaghe na bottiglia de vin». Il ristoratore e il suo locale, hanno avuto del resto per la comunità un ruolo e una valenza che vanno ben al di là dell'aspetto gastronomico. «È stato un grande maestro di vita - dice il giornalista Sergio Zanellato - aveva un sorriso che non aveva bisogno di un brindisi per conquistare il cuore di chi entrava nel suo regno». Compresi gli sportivi, dato che l'enoteca ha ospitato anche uno Juventus club. E, con la scomparsa di Giorgio, la tradizione non si esaurirà.
Laura Bon
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