Affogato nel Cagnan: disposta l'autopsia

Martedì 18 Settembre 2018
LA TRAGEDIA
TREVISO Era un migrante della vita Peter Parvanyk, il 37enne ungherese ritrovato domenica mattina privo di vita nel Cagnan, qualche metro prima del Mulino appena restaurato, in Pescheria. Capolinea di una esistenza difficile come lo è quella di un senza tetto l'Isola della Pescheria, uno degli scorci più belli della città in cui da qualche tempo trascorreva il suo tempo tra un giaciglio di fortuna e l'altro, un giardinetto e l'altro, troppo spesso con un cartone di vino o qualche lattina di birra in mano. Il sostituto procuratore Davide Romanelli che indaga sul decesso dell'uomo ha disposto l'autopsia per determinare le cause della morte. Parvanyk potrebbe essere caduto in acqua ubriaco e poi essere affogato, oppure essere precipitato nelle acque del Cagnan dopo un malore. Il cadavere mostrava un' ecchimosi all'altezza della fronte. Per gli investigatori l'ipotesi più probabile è quella di una caduta accidentale forse provocata da un eccesso di alcol e quella botta potrebbe solo essere il risultato di un colpo alla testa successivo. Ma prima dell'esito dell'esame autoptico non può essere scartata a priori nessuna pista, neppure quella, per quanto remota, di una colluttazione con un altra persona e quindi di una caduta in acqua per nulla accidentale, per quanto sul corpo non siano stati trovati segni di violenza.
VITA DI STRADA
Peter Parvanyk era arrivato a Treviso 10 anni fa, come bagaglio il travaglio personale che lo aveva trascinato in giro per l'Europa da quando aveva lasciato l'Ungheria, forse in fuga da sé stesso e da nulla altro. Quasi da subito era entrato nei radar delle associazioni di volontari che si occupano dell'assistenza ai senza tetto. Si accompagnava ad altri senza fissa dimora come lui, trascinando le sue giornate tra Via Roma e i Giardinetti di S. Andrea dove neppure la famosa disposizione della giunta Manildo, che aveva vietato la vendita di alcolici al vicino supermercato Pam-Panorama dopo l'ora di pranzo, era riuscita a tenere lontani quelli che il pomeriggio se lo bevono sulla panchine. Del resto bastava poco per andare in un altro supermercato a fare rifornimento dell'unica medicina che lenisce il male dell'anima di chi ha come compagna della proprie giornate solo la solitudine, o la disperata compagnia di altri disperati come lui. Era una faccia nota e infatti malgrado non avesse con sé documenti, ripescato con addosso dei pantaloncini e una t-shirt, c'è voluto poco a riconoscerlo. Lì intorno, nell'area della Pescheria, poco distante dai banconi del mercato del pesce, c'era la sua stanza da letto soprattutto durante i mesi caldi estivi, giacigli improvvisati dove riposare la fatica di giorni sempre uguali e, soprattutto, smaltire la sbornia. Ora bisognerà accendere le luci sui suoi ultimi istanti di vita, capire quello che è successo, con chi era, chi lo ha visto o ci ha parlato prima della tragedia. Per questo gli inquirenti sono al lavoro ascoltando quelli della compagnia del 37enne. Ma per svelare le dinamiche di quello che al momento sembra essere stato un incidente saranno fondamentali le riprese delle telecamere di videosorveglianze posizionate nei dintorni. In quei frames forse la soluzione al mistero di Peter Parvanyk, da troppo tempo in fuga dalla vita e da sé stesso e il cui viaggio è finito drammaticamente dentro alle acque del Cagnan.
IL COMUNE
«Siamo molto dispiaciuti per la sorte di quest'uomo sfortunato. Un nome noto ai servizi sociali. Purtroppo in una grave situazione di disagio è quasi certamente scivolato fatalmente nel fiume». Il sindaco Mario Conte ha parole di pietà per la sorte di Peter Parvaniyk. «Dobbiamo stringere le maglie, agire ancora meglio per evitare incidenti come questo: il Comune deve stare al fianco degli ultimi».
Denis Barea
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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